moda sostenibile – Tessuti controllati o riciclati, un’attenzione particolare all’etichettatura dei prodotti e negozi con certificazione ‘green’. Anche la Federazione Moda Italia è impegnata per un abbigliamento sostenibile.
“In questi anni stiamo cercando di agire su più fronti – spiega Massimo Torti, segretario generale di Federazione Moda Italia-Confcommercio -. Qualche tempo fa per sensibilizzare i giovani stilisti abbiamo presentato a Milano un manuale del Denim, dove venivano indicate tutte le fasi dalla colorazione al processo di lavaggio, fino al controllo del processo finale, insieme a una mostra con sfilata sulla seconda vita del jeans, con capi di abbigliamento riciclati realizzati dagli studenti del Naba Design”.
Forte l’impegno di Federazione Moda Italia sull’etichettatura trasparente dei prodotti tessili.
“L’etichetta è fondamentale, la trasparenza di un’etichetta dice moltissimo sulla qualità del prodotto – spiega Torti -. Innanzitutto deve essere in italiano, ovvero niente scritte del tipo wool o cotton ma tutto scritto nella nostra lingua; deve essere indicata la percentuale delle componenti in ordine decrescente e, in base al codice del consumo è obbligatorio che sia presente il marchio e la sede legale. Non obbligatoria è invece l’indicazione del ‘made in’, l’etichetta di manutenzione (con le indicazioni per il lavaggio e il trattamento del capo) e la tracciabilità”.
“Su questo Federmoda si sta battendo – spiega Torti – perché alcune modifiche vengano fatte. Per poter scrivere ‘made in Italy’, secondo il codice delle dogane, basta attualmente che in Italia sia stata fatta l’ultima lavorazione sostanziale. Noi invece – spiega – chiediamo che siano obbligatorie almeno due delle quattro fasi che contraddistinguono la realizzazione di un prodotto”.
Ultimo aspetto al centro dell’attenzione della Federazione della moda, è la sostenibilità ambientale dei negozi.
“Con l’Uni abbiamo stilato delle linee guida con dei requisiti per uno standard di vendita, tra questi c’è la sostenibilità ambientale. Standard che, sulla scorta ad esempio, della produzione dei rifiuti e del relativo smaltimento degli imballaggi, del passaggio da illuminazione tradizionale con lampade alogene e ad incandescenza a quella ad alto risparmio energetico a led, sono anche in grado di rilevare una connotazione di sostenibilità. A questi esercizi viene rilasciato il marchio di negozio ‘green‘”.
30 gennaio 2015