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Mobilità nuova: parlamentari e associazioni presentano Ddl

mobilità – Cambiare il codice della strada introducendo il limite dei 30km orari nei centri urbani e destinare più risorse pubbliche al trasporto pubblico, collettivo e non motorizzato. Sono i punti centrali della proposta di legge della Rete Mobilità Nuova – coalizione che raccoglie circa 200 associazioni, comitati e organizzazioni di categoria –  presentata ieri nel corso di un doppio appuntamento: una cicloconversazione con alcuni parlamentari seguita da una conferenza stampa alla Camera che ha visto la partecipazione di deputati e senatori che si sono impegnati a sostenere le nuove norme.

La proposta – sostenuta tra gli altri da Legambiente, Libera, Slow Food, Auser, Cittadinanzattiva, Movimento Difesa del Cittadino,  Touring Club Italiano, Euromobility, #salvaiciclisti – mira a riorientare le risorse pubbliche concentrando la spesa laddove si concentra la domanda di mobilità e nello stesso tempo suggerisce un radicale ripensamento del settore dei trasporti, sostenendo attraverso scelte strategiche le persone che quotidianamente si muovono usando i treni locali, i bus, i tram e le metropolitane, la bici e le proprie gambe e dando a chi usa l’automobile l’opportunità di scegliere un’alternativa più efficiente, più sicura, più economica.

Rallentare la velocità massima in città – sostengono i promotori della legge – è un intervento già realizzato in molte città europee che non ha praticamente controindicazioni (i tempi di percorrenza urbana sono analoghi a quelli registrati col limite a 50 kmh) e che al contrario produce una lunga serie di esternalità positive in termini di sicurezza stradale, di riduzione della congestione, dello smog, del rumore, dei consumi di carburante, dell’aggressività alla guida e rende – praticamente a costo zero – le strade più fruibili anche dal traffico non motorizzato.

Anzi più che elencare i motivi per cui sarebbe vantaggioso moderare la velocità negli abitati (con l’eccezione di quelle strade dove le caratteristiche funzionali e costruttive consentono di mantenere il limite a 50 km/h) bisognerebbe chiedere ad amministratori locali e decisori politici nazionali come mai i 30kmh non sono ancora realtà, dal momento che – ad esempio – da soli riuscirebbero almeno a dimezzare i 2000 morti l’anno in incidenti stradali che si registrano nelle aree urbane.

Altro punto chiave è quello delle risorse pubbliche. Oggi alta velocità e autostrade fagocitano tutti i soldi a disposizione, anche se le lunghe distanze assorbano meno del 3% degli spostamenti delle persone e delle merci. La legge sulla Mobilità Nuova prevede invece la creazione di un Fondo per lo sviluppo del Tpl e della Mobilità non motorizzata dove confluiscono annualmente “il 75% dei fondi complessivi al trasporto e alle infrastrutture per la mobilità”.
Nelle nuove norme si ipotizzano anche i target di mobilità, obiettivi nazionali e vincolanti di ripartizione modale degli spostamenti validi in tutte le città. Obiettivo: obbligare i sindaci, entro due anni, a far scendere almeno sotto il 50% gli spostamenti motorizzati individuali con mezzi privati all’interno del loro territorio.

Il disegno di legge sulla mobilità nuova é stato presentato da Rete Mobilità Nuova e sostenuto da Legambiente, Auser, Cittadinanza attiva, Comitati Pendolari, Libera, Movimento Difesa del Cittadino, Spi-Cgil, Slow Food, Touring Club Italiano e altre 170 associazioni.

“Il disegno di legge sulla mobilità nuova rappresenta un passo concreto per dare finalmente il via ad una vera e propria rivoluzione nel settore del trasporto, che sia condivisa non solo dai cittadini ma anche dai decisori politici – hanno spiegato a Legambiente -.

La grandissima partecipazione alla manifestazione del 4 maggio a Milano, che ha visto in prima linea anche Legambiente, ha infatti dimostrato che la gente vuole una mobilità alternativa non solo per essere libera di muoversi e vivere meglio; ma soprattutto per riappropriarsi delle città, non più soffocate da traffico e smog, ma città a misura d’uomo dove si incentiva lo spostarsi a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Spetta ora ai politici e alle amministrazioni impegnarsi seriamente per un riequilibrio delle scelte politiche, delle strategie e degli interventi da attuare e delle risorse pubbliche da destinare al settore dei trasporti.

È infatti fondamentale spostare le risorse pubbliche dove si spostano le persone. Ben venga allora il Fondo per lo sviluppo del trasporto Pubblico locale e della Mobilità ed anche i target di mobilità, previsti in questo ddl, che premiano con un sistema di incentivi i Comuni che hanno rispettato nei tempi stabiliti la quota massima di spostamenti motorizzati con mezzi privati e penalizza quelli che non hanno ottemperato gli obblighi di legge”.

21 giugno 2013

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