biofestival – Dal 6 al 8 settembre si svolgerà per il secondo anno il Bio Festival del Biologico presso il Piazzale della Stazione di Grottammare. La manifestazione è organizzata da AIAB, Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, in collaborazione con il Comune di Grottammare.
“Durante i tre giorni ci saranno spettacoli, concerti e bioaperitivi, l’esposizione e vendita di prodotti certificati biologici e spazi espositivi per le attività a tutela del territorio, nonché seminari e workshop di approfondimento – sottolineano gli organizzatori -.
Il Bio Festival sarà l’occasione per celebrare i venticinque anni dell’ Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica, che dal 1988 s’impegna per la promozione sociale, culturale e politica dei principi e dei valori del modello agricolo biologico”.
Il Bio Festival nasce dunque con lo scopo di divulgare il concetto di “agricoltura biologica”, un’agricoltura che coltiva la terra valorizzando al massimo la capacità produttiva naturale del suolo e delle piante, senza l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi. L’agricoltore biologico è l’unico custode del territorio, della natura e della salute dell’uomo, in quanto non inquina e dà al consumatore un prodotto sano.
La stazione del Biologico – il Bio Festival Nazionale vuole essere un punto di ripartenza nel territorio Piceno vocato da sempre per l’Agricoltura biologica per una alimentazione sovrana come lo era circa 150 anni fa che oltre ad alimentare il territorio esportava al nord d’Europa.
Fondamentale dunque il ruolo dell’agricoltura biologica nel mantenimento della biodiversità, ricchezza per la salute della terra e dell’uomo. E’ grazie alla biodiversità che noi esistiamo e abbiamo trovato su questa terra il luogo ideale per vivere e dunque tutti dobbiamo imparare a conoscerla e a preservarla – spiegano in AIAB – Altrettanto fondamentale risulta essere la scelta delle varietà legate al territorio perché per aumentare le produzioni biologiche serve selezionare varietà adatte a quell’ambiente e a quel contesto.
L’agricoltura biologica è infine in grado di promuovere una dieta legata alla stagionalità dei prodotti locali e al consumo di prodotti meno trasformati e confezionati, favorendo anche la tutela della cucina tradizionale dei diversi territori. L’agricoltura biologica, basata sul ciclo naturale dei nutrienti permette di assumere le sostanze più adatte nelle diverse stagioni, favorendo una dieta sana ed equilibrata, attraverso il consumo dei prodotti freschi, locali e di stagione.
“La scelta del nome e della location non sono casuali, vi chiederete il “perché”? – spiegano in AIAB Marche – La spiegazione è semplice: la stazione è un punto di arrivo e di partenza e così lo stesso significato è attribuito a tale manifestazione che vuol essere un punto di arrivo, nel senso di capire dove, ad oggi, la produzione biologica è arrivata e di partenza verso la cultura del mangiar sano, della sostenibilità ambientale e del mantenimento della biodiversità”.
La stazione, per il territorio Piceno, ha da sempre giocato un ruolo importante per l’agricoltura e per la commercializzazione dei prodotti del territorio. Infatti sin dai primi del ‘900, è la stazione di Pedaso a rappresentare il più importante scalo merci della Provincia. Il primo binario diede la possibilità ai produttori (oltre al consumo locale) di esportare prodotti ortofrutticoli, che già dal 1870 venivano coltivati,finocchi, piselli, poi aggiunta la taccola mentre per la frutta pera Sangiovanni la mela Crucchiola,e la pera Coscia poi sono arrivate le prime persiche (nome originario per poi essere definite pesche) provvenienti dal Golfo Persico.
La stazione inoltre è un luogo di incontro e in tal caso proprio dei produttori e dei consumatori, sempre più consapevoli gli ultimi e sempre più attenti all’ambiente i primi – spiegano gli organizzatori -. Infatti la manifestazione vuole diffondere il principio della “filiera corta”, un modo alternativo di fare la spesa, che diminuisce i passaggi nella catena distributiva consentendo di migliorare la qualità dei prodotti; rispettare la stagionalità degli stessi; sostenere le produzioni locali; tutelare l’economia e il territorio. Ciò consente ai produttori di vendere i prodotti ad un prezzo più equo e di recuperare il legame tra il mondo di chi produce e quello di chi consuma, mondi, oggi, sempre più distanti”.
02 settembre 2013
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