sistema idrico – Per le acque reflue italiane e la depurazione il 2016 sarà l’anno della verità: scatterà infatti la ‘tagliola’ delle sanzioni europee che peserà 485 milioni di euro all’anno fino a che non ci saremo adeguati. “Inaccettabile” per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti per il quale è un vero e proprio ”grido d’allarme”. Il nostro Paese è al lavoro per mettersi in linea.
In questi giorni il Governo e, in particolare, il Ministero dell’Ambiente sta promuovendo l’iniziativa #italiasicura #acquepulite allo scopo di riqualificare il sistema idrico italiano, potenziando le infrastrutture che in alcune regioni, specialmente nel Sud dell’Italia, sono assenti o gravemente dissestate.
La campagna vuole sostenere un uso consapevole dell’acqua, limitando l’inquinamento indiscriminato dei mari e delle falde acquifere. Il degrado delle acque emerge chiaramente dai dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica che evidenziano come circa 2 milioni di persone non siano allacciate alla rete fognaria e circa 9 milioni di persone abbiano ancora problemi con la quantità e la qualità dell’acqua del rubinetto.
Gli obiettivi del Governo prevedono un corretto stanziamento dei fondi disponibili sia per sensibilizzare la popolazione sia per aumentare i controlli sulla manutenzione degli acquedotti da parte dei comuni, in modo da limitare l’inquinamento e favorire i sistemi di depurazione.
Italia sicura, nel corso del convegno ‘Stati generali acque pulite’, ha scattato un’istantanea dello stato dell’arte lanciando le sei mosse per riallineare l’Italia all’Ue nel settore idrico con un pacchetto che comprende ”monitoraggio, scarichi industriali, depuratori, riutilizzo acque reflue, fitodepurazione e piano finanziario”.
Nel corso dei lavori è stato presentato il nuovo portale dell’acqua che raccoglie i dati di interesse del settore idrico. Nasce da un progetto di collaborazione tra la Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura e l’Istituto Nazionale di Statistica.
Il portale fornisce i contenuti tecnici relativi al mondo dell’acqua forniti da diverse amministrazioni e disponibili in formato open data e su mappa interattiva. Per aumentare la consapevolezza dell’importanza del settore idrico, #italiasicura ha lanciato oggi anche la campagna di comunicazione sull’acqua con uno spot tv come inizio di una operazione verità su un settore che trova gli onori della cronaca solo per le carenze e le criticità. Gli spot #italiasicura #acquepulite rimandano alle opere da realizzare per disinquinare le nostre acque e gli strumenti disponibili a tutti i cittadini per seguire i lavori in corso.
Il governo, spiega Erasmo D’Angelis, coordinatore #italiasicura, ha assunto “impegni concreti” per “far uscire alla svelta intere Regioni da condizioni inaccettabili, attrarre turismo” e cancellare “disservizi e inquinamento”. L’ottimismo sembra prevalere: “ce la faremo, anche per agganciare la ripresa” (vale 200 mila posti di lavoro). Vengono poi messi in fila tutti i gap del Paese. Fognature e depurazione sono “a un livello insostenibile”: 3 italiani su 10 non sono ancora allacciati a fognature o a depuratori (quasi la maggioranza in Sicilia, Calabria, Campania, un 30% in Lombardia e Friuli); siamo in ritardo sui livelli di allacciamento nelle 86 città con oltre 150.000 abitanti.
E ancora, la “criticità degli acquedotti: in particolare al sud, Puglia esclusa, con 9 milioni di persone ancora con problemi, e punte di dispersione sino al 50%”. Su “depurazione e acque reflue non ci sono più deroghe ma solo sanzioni: 2.500 comuni fuorilegge; nel 2016 la tagliola da 485 milioni all’anno fino a che non ci si mette in sicurezza”.
Sono 19 le regioni sotto scacco: Sicilia in testa con 175 ha il maggior numero di agglomerati in infrazione (185 milioni la stima della sanzione), seguono Calabria con 130 (38 milioni); Lombardia (con 128 infrazioni; 74 milioni), Campania (125 infrazioni; 21 milioni). Le penalità di mora arrivano fino a 714.000 euro per ogni giorno di ritardo nell’adeguamento a decorrere dalla pronuncia della sentenza entro il 2016.
C’è poi la questione tariffa: ”In Italia siamo 3 o 4 volte sotto la media europea. Il dato vero è 160 euro in media l’anno di spesa per l’acqua, per una famiglia, che consuma in media 100 metri cubi l’anno”. Si potrebbe, spiega D’Angelis, aumentare di ”10 o 20 euro all’anno” la tariffa ”per investire in infrastrutture idriche: ogni anno investiamo in media 34 euro ad abitante; ci diamo 5-6 anni, ma speriamo di far prima, perché abbiamo necessità di investire almeno 50 euro ad abitante”. Si deve ”usare la leva tariffaria, sempre salvaguardando le fasce più deboli”, e ”studiare un modo per portare l’investimento della tariffa a 2,5 miliardi all’anno”, dai circa 1,7 miliardi” per arrivare ”ai 20 miliardi” anti-emergenza e ”risalire la china”.
25 marzo 2015