energia solare – L’Ue e la Cina hanno trovato un accordo sui dazi antidumping legati all’esportazione in Europa di pannelli solari, moduli, celle e wafer di aziende produttrici cinesi.
A confermarlo i giorni scorsi il commissario europeo al commercio, Karel De Gucht.
L’accordo, che coinvolge circa 90 produttori cinesi, prevede livelli di prezzo minimi, “price undertaking”, che i produttori cinesi si sono impegnati a rispettare. Prezzi al di sotto dei quali i cinese si sono impegnati a non scendere.
Lo scorso sei giugno la Commissione Ue aveva deciso di applicare un dazio dell’11,8% sull’import dei pannelli solari dalla Cina che sarebbe salito al 47,6% il 6 agosto in assenza del raggiungimento di una soluzione concordata. Attualmente la Cina copre una quota di circa il 70% della produzione mondiale di pannelli solari.
“La soluzione amichevole tra UE-Cina – ha sottolineato Karel De Gucht – porterà ad un nuovo equilibrio di mercato a prezzi sostenibili. Siamo fiduciosi che questo impegno a rispettare prezzi minimi stabilizzerà il mercato europeo dei moduli solari e ci permetterà di rimuovere i danni che le pratiche di dumping hanno causato all’industria europea”.
L’accordo sarà ora presentato al comitato in cui sono rappresentati gli Stati membri e quindi sottoposto all’approvazione della Commissione Ue. Tutte le imprese cinesi che rispetteranno i termini dell’intesa, spiega Bruxelles, saranno esentate dall’applicazione di dazi antidumping. In tal modo, per la Commissione, sarà anche assicurato un adeguato approvvigionamento del mercato europeo.
L’associazione di categoria Ue ProSun ha annunciato che presenterà un ricorso alla Corte di Giustizia europea perché questo accordo continua a danneggiare la sopravvivenza delle industrie europee già duramente colpite in quanto il prezzo minimo di riferimento non offrirebbe le dovute garanzie ad un mercato che, dal 2009 al 2012, ha visto fallire molte aziende europee e oltre 15mila persone perdere il lavoro.
Secondo Cremonesi – presidente Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane) – il raggiungimento dell’accordo non è di per sé né un fatto positivo , né negativo. Deve conseguire un solo unico obiettivo: rimuovere il pregiudizio e il danno provocato dal dumping cinese. Ma deve anche rimuovere le cause che lo hanno generato, quali sussidi illegali alle imprese produttrici (ci risulta la Commissione abbia rilevato almeno una trentina di elementi che costituiscono sussidi legali alle imprese cinesi).
La Commissione – prosegue Cremonesi – per la prima volta nella sua storia è uscita dal proprio ruolo tecnico assegnatogli nella valutazione degli esiti dell’investigazione e si è fatta persuadere da spinte politiche di alcuni Paesi che ritenevano negative le conseguenze e le ritorsioni che la Cina avrebbe potuto mettere in atto e che, in alcuni casi, ha già avviato. Fare questo è stato forse l’errore più grande da parte della Commissione, perché ha creato un precedente scomodo per tutte le dispute di dumping relativi ad altri settori merceologici che seguiranno al fotovoltaico. Da oggi, ogni Paese “forte” che intenderà operare commercialmente in Europa saprà che c’è un Europa negozialmente più debole, che accetterà anche compromessi in aperta violazione delle proprie norme, principi, regolamenti”.
29 luglio 2013