raccolta differenziata – C’è un’Italia di buon senso che lavora per uscire definitivamente da una gestione dei rifiuti urbani novecentesca, troppo legata all’uso della discarica, agli smaltimenti indifferenziati, all’inadeguatezza delle politiche di prevenzione, di trattamento e riciclo, alla mancata separazione dei rifiuti speciali o pericolosi.
Sono i Comuni Ricicloni: 1.520 i comuni campioni nella raccolta differenziata dei rifiuti, per quasi 10 milioni di abitanti, il 16% dell’Italia che oggi ricicla e differenzia i rifiuti alimentando l’industria virtuosa del riciclo e del riuso, la cosiddetta “economia circolare”, parte di una nuova Green Economy che nel settore del riciclo e ridisegno dei prodotti vede 150 mila occupati.
I dati sono stati diffusi in occasione della premiazione della XXII edizione di “Comuni Ricicloni” consegnati a Roma. I Comuni Ricicloni sono distribuiti in gran parte nel Nord-Est del Paese (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige sono le regioni con la più alta concentrazione di Comuni Ricicloni), con la novità della sostanziosa crescita delle località del Centro-Sud che vede aumentare i comuni virtuosi dal 18 al 25% del totale nazionale. Crescono in particolare nelle Marche e in Campania.
La prima novità della classifica di quest’anno, infatti, sono le nuove acquisizioni, i nuovi “ricicloni”, in gran parte marchigiani e
campani.
Parma è il primo capoluogo importante a diventare “riciclone”, mentre Milano va segnalata come prima città oltre il milione di abitanti ad aver superato la soglia del 50% dei rifiuti a riciclo. Nello specifico, la classifica dei Comuni Ricicloni 2015
(che hanno raggiunto l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata), riguarda tutte le regioni con almeno un comune virtuoso per buona gestione del servizio di raccolta ed avvio a riciclo.
Con l’eccezione del Triveneto, le regioni del Nord Italia non brillano più: Lombardia e Piemonte sono abbondantemente surclassate dalle Marche e dalla Campania e tallonate da vicino dall’Umbria. Ormai la maggioranza dei comuni campani si avvicina alla soglia del 65%, con l’eccezione quasi unica del capoluogo.
Complessivamente, il Sud erode ancora punti al Nord grazie alla Campania che incrementa i virtuosi del 15,3%, mentre il Centro si mantiene stabile grazie alle Marche che salgono ancora di un +9,5%: un Comune riciclone su quattro si trova quindi nel Centro-Sud.
Da segnalare il caso di Salerno e Andria che pur rimanendo fuori della classifica sfiorano la soglia del 65%, e di Cosenza, capoluogo che sfiora il 60% di differenziata.
Ci sono poi delle esperienze esemplari, selezionate tra i vincitori dell’anno. Parma, che nel giro di 2 anni ha saputo incrementare la differenziata e ridurre la produzione pro capite del 9%, è il primo comune con 200mila abitanti ad aver superato il 65% di differenziata. Cosenza non ha ancora superato la soglia del 65%, ma dopo Salerno è la dimostrazione di come si riesca a raggiungere obiettivi significativi (il 59%, con un servizio efficace “porta a porta”) anche nei capoluoghi delle regioni in eterna emergenza.
Tra le innovazioni, anche impiantistiche, il “compostaggio di comunità” di Seborga in Liguria o Cuccaro Vetere in Campania; l’Adriatica Green Power nelle Marche, capace di cominciare a dare una valenza economica all’economia del “riuso”, in questo caso degli elettrodomestici; nella Terra dei Fuochi la Cooperativa Ventuno promuove il mercato legale dei sacchetti di plastica compostabili nei mercati e nei negozi.
Durante la premiazione di Comuni Ricicloni 2015, Legambiente ha lanciato il Manifesto dei 1.500 comuni e dei cittadini ricicloni, per un’Italia rifiuti free e per un’economia circolare made in Italy, con dieci proposte.
Serve replicare le buone pratiche di gestione su tutto il territorio nazionale, costruendo tanti impianti finalizzati alle attività di riciclaggio e riuso, facendo diventare il ciclo integrato dei rifiuti gerarchico anche sotto il profilo dei costi: serve un nuovo sistema di incentivi e disincentivi per fare in modo che la prevenzione e il riciclo siano più convenienti, anche economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica.
Per ridurre gli smaltimenti illegali di rifiuti, speciali e non, poi deve essere completata la rete impiantistica ed è fondamentale aumentare la qualità e l’efficienza del sistema dei controlli ambientali, ancora troppo a macchia di leopardo sul territorio nazionale.
08 luglio 2015