. Saperi antichi, nuove idee: il miele e i giovani - Verdecologia

Saperi antichi, nuove idee: il miele e i giovani

professioni verdi – Iniziare un’attività apistica in modo remunerativo e professionale rientra fra le iniziative imprenditoriali più interessanti e appassionanti per chi desidera mantenere uno stretto contatto con la natura.

Sono quasi 60 miliardi le api in Italia, ma questo immenso sciame non riesce a coprire nemmeno la metà del fabbisogno italiano di miele e di prodotti dell’alveare.
Situazioni similari si vivono in tutta Europa, e costriungono i Paesi ad importare miele da Cina, Russia e Stati Uniti.

I dati in Italia sono decisamente incoraggianti: 50 mila apicoltori danno vita ad un giro d’affari legato alla produzione di miele, cera, polline e altri prodotti apistici che si aggira intorno ai 65 milioni di euro, senza dimenticare che, a supporto dell’attività, all’interno dell’azienda apistica è possibile realizzare una fattoria didattica in grado di mostrare le tecniche di produzione del miele ai ragazzi delle scuole.

L’apicoltura vanta numeri importanti e vede crescere l’occupazione, soprattutto giovanile. La domanda di prodotti apistici cresce più dell’offerta e salgono, di conseguenza, le quotazioni del miele.
Il settore tocca quota 1,1 milioni di alveari in tutto il Paese, per una produzione media di 200.000 quintali di miele l’anno.

“L’Italia si conferma – spiega Hubert Ciacci, presidente della ‘Settimana del Miele’ di Montalcino (Siena) – uno dei pochi Paesi in cui le api ‘stanno bene’ anche se per continuare a svolgere il servizio di impollinazione, che offrono all’agricoltura (valutato 3,5 miliardi di euro), chiedono maggiore attenzione sull’utilizzo dei prodotti chimici e sulle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici“.baratto miele settimana baratto

Un’attenzione che anche il presidente degli Stati Uniti, Obama, ha mostrato di avere verso le api, tanto che ha firmato un documento ufficiale che sollecita un provvedimento del governo federale sulla questione che da qualche anno mette l’ape comune in una posizione di estrema responsabilità nei confronti del futuro dell’umanità.

“Quando si parla di api non si parla solo di miele – commenta Ciacci – ma anche di agricoltura e della produzione di tutti quei prodotti che comunemente portiamo sulle nostre tavole, dalle mele alle mandorle, dalle pesche alle pere, dalle melanzane all’uva, dai cetrioli alle fragole, solo per citare alcune delle 71 colture su 100, che provvedono all’alimentazione umana, che vengono impollinate dalle api. Senza le api, agente fondamentale di queste colture, si prospetta uno scenario catastrofico”.

Da non sottovalutare, quindi, il maltempo di questa estate che ha anche colpito le api, compromettendo il raccolto di quest’anno.  L’apicoltura registra, infatti, una pessima stagione produttiva con percentuali che sfiorano il -70%. Meglio nelle regioni centrali dove il calo della produzione dovrebbe attestarsi sul -40%.

“Anche se abbiamo leggere speranze di recuperare, molto dipenderà dal tempo e dall’agognato avvento della bella stagione, che tarda ad arrivare – fa notare Hubert Ciacci – risultano già penalizzati i raccolti di miele di acacia, di cui la Toscana è tra le pochissime regioni produttrici, di agrumi nelle aree del Sud e, molto negativa, anche la produzione dei millefiori estivi e di mieli provenienti dalle regioni del Nord Italia”.

Il bilancio definitivo del raccolto 2014 si saprà, infatti, alla ‘Settimana del Miele’ (Montalcino, 12-14 settembre 2014).

A Montalcino oltre a fare il punto sulle prospettive e gli scenari futuri che si aprono per gli insetti impollinatori, e per l’umanità, si potranno scoprire e degustare anche molte varietà di miele, dalle più note e utilizzate come acacia, millefiori, castagno e girasole, alle meno conosciute come il miele di spiaggia, di corbezzolo, di marruca, di melata di abete e tanti altri ancora.

28 agosto 2014

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