economia circolare – E’ decisamente green il fertilizzante di nuova generazione prodotto da scarti dell’agricoltura.
Si chiama Resafe ed è un fertilizzante organico che consente di ridurre l’impiego di acqua nelle colture e di preservare al meglio la fertilità dei terreni.
Resafe nasce nell’ambito del progetto europeo “Life+Resafe”, un’iniziativa da 1,3 milioni di euro finanziata al 50% dall’Unione europea, sviluppata da un consorzio internazionale composto da ENEA, Università “La Sapienza” – Dipartimento Ingegneria Chimica Materiali Ambiente – Astra Innovazione e Sviluppo di Faenza, l’azienda cipriota ENIA Rdi Ltd e l’istituto di ricerca spagnolo CEBAS-CSIC.
Progetto Life ResafeLa caratteristica più innovativa di questo fertilizzante ‘green’, è di sviluppare una doppia azione ovvero di agire sulle colture, ma anche sulle caratteristiche del terreno, preservandone le funzioni vitali di filtrazione dell’acqua e di ritenzione idrica. Di fatto, il consumo di acqua si riduce e viene preservata o ripristinata la fertilità del terreno, contrastando erosione e impermeabilizzazione del suolo, due fenomeni in aumento.
“Questo fertilizzante è l’emblema di un’economia circolare, dove il materiale di scarto può divenire risorsa per nuovi prodotti – spiega Alice Dall’Ara referente del progetto per l’ENEA -. Gli ‘ingredienti’ sono compost miscelato con pollina, ossia gli scarti degli allevamenti avicoli, e biochar, il residuo della pirolisi di biomasse. Il tutto arricchito con principi attivi vegetali, secondo un procedimento brevettato a livello europeo. In questo modo, abbiamo ottenuto un prodotto che aumenta la ritenzione idrica del terreno e dei nutrienti forniti alle piante, diminuisce il contenuto di salinità del terreno grazie al biochar e ripristina la struttura del suolo, riducendo il rischio di erosione”.
“Nella versione ‘italiana’ del fertilizzante – prosegue Dall’Ara – abbiamo raggiunto un contenuto di azoto di circa il 3% e si è formata anche struvite, un composto a base di azoto e fosforo che consente di ridurre l’inquinamento delle acque sotterranee”.
E proprio la presenza della struvite – uno degli elementi essenziali per la qualità del fertilizzante e per il suo valore commerciale – è stata individuata grazie alle tecnologie di caratterizzazione messe a disposizione dal laboratorio Tecnologie dei Materiali dell’ENEA di Faenza, che si è occupato inoltre di: scegliere sottoprodotti e scarti da utilizzare come materie prime; progettare i fertilizzanti dimostrativi, prima di arrivare alla formula finale; realizzare l’impianto pilota di Faenza insieme ad Astra; analizzare il ciclo di vita del fertilizzante (LCA) per valutare la fattibilità tecnica ed economica della produzione; creare una banca dati a disposizione di tutti i partner del progetto.
Nell’ambito di Life+Resafe sono stati analizzati la possibile riduzione dell’impatto ambientale e il risparmio economico per agricoltori, allevatori e gestori dei rifiuti urbani, sulla base di diverse strategie di concimazione che prevedevano l’impiego totale o parziale del fertilizzante. Sono state realizzate prove su colture orticole (patata, melone, cocomero, pomodoro, cavolo verza) ed estensive (mais, orzo, grano duro) in due ambienti caratterizzati da diversa fertilità naturale. Il nuovo fertilizzante è risultato molto interessante sia dal punto di vista produttivo che qualitativo: su 14 prove realizzate la “tesi 100%”, ovvero l’impiego esclusivo del fertilizzante Resafe, è risultata la migliore per produttività in 7 casi, mentre in altre 4 prove è risultata seconda.
15 gennaio 2016