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L’impresa sociale in Italia? E’ anche eco-innovazione

sostenibilità –  Disegnata la mappa italiana degli imprenditori innovatori sociali. Ai primi posti per percentuale la Lombardia (22,9%) e il Lazio (14,3%) ma, se si tiene conto della popolazione, le Regioni a maggior tasso di “operatori del cambiamento” nel settore sono la Sardegna e la Puglia, fanalino di coda Veneto, Toscana e Campania.

La ricerca, compiuta su un campione di 850 imprenditori sociali, ha anche messo in evidenza i settori di azione dell’impresa sociale in Italia: al primo posto c’è il lavoro e lo sviluppo locale, seguito da ecologia, sostenibilità e agricoltura, scuola e infanzia, sanità e un settore tutto italiano come quello dell’antimafia. L’impresa sociale italiana, però, non è rosa: le donne rappresentano infatti solo il 32% del campione, mentre in Austria un’analoga ricerca ne aveva individuate il 41%.

A scattare la fotografia del settore è la ricerca realizzata da Ashoka in collaborazione con Fas Research e presentata in occasione di “Innovare per ripartire. Gli imprenditori sociali di Ashoka come motore per la crescita. In Italia e nel mondo”.

L’appuntamento ha segnato il debutto sul mercato italiano di Ashoka, la più grande rete globale di imprenditori sociali, attiva da 35 anni con più di 3.000 fellows in oltre 80 nazioni nei cinque continenti. Ashoka seleziona, forma e connette innovatori sociali di tutto il mondo, li aiuta a crescere nella propria città, poi nella regione e su scala nazionale, e se hanno le potenzialità anche a livello internazionale.

L’ingresso di Ashoka in Italia, unico grande Paese del G7 in cui non era ancora presente, si realizza anche grazie al contributo della Fondazione Bosch che ha stanziato per questa start up del sociale circa 300.000 euro. Gli imprenditori per diventare “fellows” di Ashoka devono sviluppare nuovi modelli di mercato che producano valore sociale ad alto impatto. A quelli selezionati viene fornita una borsa di studio pluriennale e l’accesso alla rete globale.

Tramite il percorso di collaborazione con Ashoka, il 57% dei fellows cambia le politiche nazionali nel proprio settore nei primi 5 anni dall’elezione; il 52% delle aziende partner cambia il codice di condotta, il 61% dei fellows inserisce nei propri modelli di gestione degli elementi di mercato che contribuiscono in media al 41% del loro budget; il 28% dei fellows sviluppa una joint venture con un’azienda.

Tra i 12 imprenditori sociali da tutta Europa che hanno illustrato le proprie metodologie in occasione dell’appuntamento, anche gli italiani Luciana Delle Donne, imprenditrice leccese che ha ideato il marchio Made in Carcere i cui accessori di design vengono realizzati dalle detenute con scarti dell’industria tessile.

Poi ci sono Dario Riccobono, siciliano, che ha creato AddioPizzo Travel, agenzia di viaggi che offre pacchetti turistici in strutture e servizi che non pagano il pizzo; e ancora, Guglielmo Apolloni, che ha dato vita a Raising School, la prima piattaforma di crowdfunding per le scuole.

27 febbraio 2015

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