ambiente – In piena estate, con le vacanze già iniziate o alle porte, è una buona notizia sapere che secondo l’Annuario dei dati ambientali, presentato dall’ISPRA, la qualità dell’89,5% delle acque di balneazione marine è classificata come almeno sufficiente a livello microbiologico.
E’ solo uno dei tanti dati che emergono dall’Annuario dei dati ambientali, l’appuntamento con lo stato del nostro ambiente che risponde alle esigenze confermate dai dati dell’Eurobarometro 2014, secondo il quale per i cittadini italiani ed europei l’informazione ambientale è la seconda misura più efficace da attuare per affrontare le problematiche ambientali.
Tornando ai dati, quelli parziali sulle acque vedono il 60% dei fiumi (al monitoraggio hanno partecipato 16 regioni e due province autonome, per un totale di 2.440 corpi idrici e 35.144,5 km esaminati) e il 65% dei laghi (monitorati da 10 regioni e 2 province autonome, per un totale di 139 corpi idrici) in uno stato ecologico inferiore al “buono”.
Una situazione migliore si riscontra per lo stato chimico delle acque sotterranee (Indice SCAS): su 4.023 stazioni di monitoraggio, il 69,2% ricade in classe “buono”, mentre il restante 30,8% in classe “scarso”.
Anche il mare e i litorali presentano problemi: ad esempio, nel 2014, l’alga tossica Ostreopsis cf. ovata è stata riscontrata in 10 regioni costiere, mentre il 46% delle nostre coste basse, in 50 anni (1950-1999) ha subìto modifiche superiori a 25 metri; inoltre, nel periodo compreso tra 2000 e 2007, il 37% dei litorali ha subìto variazioni superiori a 5 metri e i tratti di costa in erosione (895 km) sono ancora superiori a quelli in progradazione (849 km).
Troppo cemento sulle nostre coste, visto che ben 675 km del litorale italiano, pari a circa l’8,2% del totale, sono artificializzati, soprattutto con opere di difesa costiera aderenti alla riva che occupano 414 chilometri di costa (62% del totale della costa artificializzata), con opere portuali che occupano 252 km (37% del totale) e con le colmate
per i restanti 9 km. Tra 2000 e 2007 altri 14,2 km di costa sono stati artificializzati, principalmente per la realizzazione di nuove opere portuali, che hanno interessato 12,1 km (+ 5,7% rispetto al 2000) e di opere di difesa, che hanno coinvolto 2,1 km (+0,5%).
Una buona notizia è che su 15 regioni costiere 11 sono attualmente dotate di strumenti di pianificazione che includono l’intero territorio costiero. Tra gli strumenti adottati per la gestione delle coste, l’approccio più diffuso è legato alla mitigazione dei processi di erosione.
Sempre citando i dati dell’Eurobarometro 2014, l’inquinamento atmosferico è la prima preoccupazione non solo dei cittadini italiani ma anche di quelli europei.
Nel 2014 i trasporti sono stati responsabili del 25,5% delle emissioni totali di gas serra italiane.
Nel periodo 1990-2014, le emissioni del settore (esclusi i trasporti internazionali) sono aumentate dell’1,4%.
Nel 2013, il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato in circa la metà delle aree urbane analizzate (che sono 63), con i valori più elevati registrati nel bacino padano e in alcune città del Centro, del Sud Italia e delle Isole.
Per il PM2,5, invece, si riscontra una situazione di maggior rispetto dello standard normativo, con 40 aree urbane delle 48 indagate in cui sono stati registrati livelli inferiori al valore obiettivo, mentre per l’ozono, l’Obiettivo a Lungo a Termine (OLT)
per la protezione della salute umana è stato superato nella gran parte delle aree urbane (solo 5 su un totale di 56 aree urbane sono risultate conformi).
I rischi per il territorio italiano vengono dalla natura, ma ancor più dall’azione dell’uomo. Nel 2014 si sono verificati 211 eventi di frana importanti, che hanno causato complessivamente 14 vittime e danni alla rete stradale e ferroviaria. Le Regioni più colpite sono state Liguria, Piemonte, Toscana, Veneto, Campania, Lombardia e Sicilia. La stima della popolazione esposta a rischio alluvioni in Italia è pari a 8.600.000 abitanti nello scenario di pericolosità idraulica media (tempo di ritorno fra 100 e 200 anni), mentre i beni culturali esposti al medesimo rischio sono circa 28.500 e circa 7100 le strutture scolastiche.
30 luglio 2015