bio – Biologico e biodinamico in tumultuosa crescita: oggi l’Italia è il maggior paese esportatore nel mondo con circa 1 miliardo e 300 milioni di fatturato, mentre il mercato interno vale ben 2 miliardi di euro l’anno.
Dati che confermano la crescita del 17,3% della vendita di alimenti biologici nei primi mesi del 2014 rispetto all’anno precedente e che fanno il paio con l’espandersi sul territorio di campi coltivati senza pesticidi e fertilizzanti chimici.
Ormai quasi l’11% della superficie agricola nazionale è bio, mentre l’agricoltura biodinamica (la forma originaria del movimento biologico e quella ancora oggi più attenta alla conservazione della fertilità della terra) vede nel nostro paese una vera e propria terra d’elezione, visto che l’Italia è seconda al mondo per ettari certificati.
“E’ partendo da qui che si é presentato al SANA di Bologna il ‘Piano strategico per lo sviluppo del biologico in Italia’, elaborato da Ministero delle Politiche Agricole e Forestali assieme alle associazioni dell’agricoltura biologica e biodinamica: una vera e propria presa d’atto che l’agricoltura pulita, oltre a rappresentare un asset delle politiche ambientali, è sempre più uno strumento per la crescita economica sostenibile”, ha spiegato il presidente dell’Associazione Agricoltura Biodinamica Carlo Triarico.
“Si tratta – aggiunge – di uno strumento importantissimo per la programmazione delle risorse in campo agricolo: il biologico e il biodinamico si aspettano di ricevere un impulso dalla programmazione dei fondi di sviluppo rurale, proprio grazie allo spazio che si sono guadagnati nel cuore dei cittadini europei e al loro ruolo nella produzione d cibo sano e di ambiente pulito. Ma occorre che gli incentivi siano anche di altra natura”.
Nel documento che il viceministro Andrea Olivero ha presentato alla Fiera di Bologna, sono elencati i must per uno sviluppo ulteriore dell’agricoltura bio: politiche di sviluppo, semplificazione, controlli e vigilanza, ricerca, formazione e innovazione.
“Sono queste le quattro gambe dello sviluppo dei prossimi anni – spiega Triarico – perché sicuramente servono fondi per la conversione delle tante aziende convenzionali verso il biologico, un processo che inevitabilmente porta a costi elevati, anche in termini di rese immediate. È certamente importante ridurre il peso della burocrazia, ma allo stesso tempo il settore ha bisogno di contare su risorse certe, di fondi e umane, per il suo sviluppo: potersi dotare di strutture solide, di centri studi, di istituti di formazione, di una interazione con la ricerca e di piattaforme di comunicazione e diffusione”.
“Ma questo è il momento di tenere alta la qualità: i controlli e le certificazioni sono uno strumento indispensabile per contrastare le truffe a danno dei consumatori e dei produttori biologici – sottolinea il presidente dell’Associazione Agricoltura Biodinamica -. Mentre la ricerca è la vera base dello sviluppo dell’agricoltura pulita: le multinazionali della chimica hanno laboratori privati, mentre chi vuole puntare sui metodi bio organici deve poter contare su una rete di laboratori e di ricercatori. Un’altra possibilità per lo sviluppo della ricerca italiana”.
14 settembre 2015