energie green – Fra i tanti dubbi che infestano il nostro paese ci sono almeno un paio di certezze: gli italiani consumano sempre più energia elettrica e, altrettanto esponenzialmente, aumenta la produzione di rifiuti.
In questo caso, una mano lava l’altra: per tentare di arginare la nostra dipendenza dai combustibili fossili come fonte di energia alcune strade prevedono proprio l’utilizzo di rifiuti.
Obiettivo: trasformare i rifiuti in energia – non solo elettrica ma anche termica – producendo così un valore aggiunto per la comunità intera. Il processo di trasformazione è attuabile grazie ai cosiddetti termovalorizzatori ed ha risultati economici ed energetici molto interessanti, anche perché, a differenza di quanto si possa immaginare, la combustione dei rifiuti solidi urbani organici non comporta emissioni aggiuntive di anidride carbonica e metano. Il termovalorizzatore è dunque un impianto – dotato di sistemi di controllo che dovrebbero garantirne un rilascio ridotto o nullo di emissioni inquinanti – che utilizza come combustibile i rifiuti.
È una strada già percorsa vittoriosamente da molti Paesi europei. Grazie a questi speciali inceneritori, i termovalorizzatori trasformano gli scarti delle nostre città in calore e, successivamente, si produce energia elettrica. La normativa dell’UE ha peraltro stabilito la graduale dismissione delle discariche proprio attraverso la promozione del recupero dei rifiuti che smaltiamo ogni giorno, attraverso il riciclo e il compostaggio cui è finalizzata la raccolta differenziata, e ha definito il graduale recupero di energia (proprio con la termovalorizzazione). In un futuro si spera non troppo lontano, all’interno delle discariche potrà essere smaltita solo la materia residua di tali processi.
L’Italia, ad oggi, si trova in una condizione di arretratezza rispetto ai paesi più evoluti su tema (Germania, Svizzera, Olanda, Belgio, Svezia, Austria, Danimarca e Norvegia): qui i maxi impianti sono spesso inseriti addirittura nei contesti urbani. Precisamente, in Europa, la media dei rifiuti che termina in discarica è del 37 per cento mentre un 23 per cento finisce nei termovalorizzatori. Un altro 25 per cento prende la strada del riciclaggio e il rimanente 15 per cento è indirizzato al compostaggio (dati del 2011- Eurostat).
L’Italia si trova in mezzo a questi due estremi: è ancora molto diffuso il ricorso alle discariche, che smaltiscono il 49 per cento dei rifiuti prodotti, il 17 per cento appena del materiale finisce oggi nei termovalorizzatori, mentre il rimanente 34 per cento viene trattato con il riciclaggio e il compostaggio. Insomma, il recupero energetico dei rifiuti, se attuato con impianti dalle elevate prestazioni energetiche e su rifiuti non altrimenti recuperabili, sarà vantaggioso anche per noi sia perché consente il risparmio di risorse energetiche, sia perché permette di evitare emissioni di gas serra dagli impianti alimentati a combustibili fossili e dalle discariche.
07 agosto 2014