energie alternative – Il biogas made in Italy fa scuola: per studiare il modello di attività su cui, negli ultimi anni, hanno puntato diverse aziende agricole in Italia, gli agricoltori della storica cooperativa Drinagh hanno scelto Greenway.
La società agricola del Medio Friuli ha realizzato e completato nel 2012 nel Comune di Bertiolo (UD) un impianto a biomasse alimentato da una filiera corta di una quindicina di imprese agricole che hanno reagito alla crisi del settore convertendo la propria attività tradizionale nella produzione di biogas. Una scelta che sta pagando in termini di risultati e che rappresenta una via locale all’energia pulita in cui l’Italia, per produzione, può vantare un lusinghiero terzo posto nel mondo alle spalle di Cina e Germania con1,8 miliardi di metri cubi di metano equivalente annui, 12mila addetti e 4,5 miliardi di euro di investimenti (dati Consorzio italiano biogas).
«Quello di Greenway è un modello vincente che vogliamo provare ad applicare in Irlanda – ha affermato il responsabile della cooperativa Drinagh, Maurice O’Callaghan, a seguito dell’ultima visita alla centrale di Bertiolo –. Anche in Irlanda gli agricoltori conoscono le difficoltà che hanno investito il settore in Italia e stanno provando a riorientare parte della propria attività: il biogas, che da noi non ha trovato ancora diffusione, rappresenta una soluzione di grande interesse che vogliamo percorrere a breve».
«Recentemente il Consorzio italiano biogas ha sottolineato le grandi potenzialità che si schiudono al nostro settore e cui possono dare ulteriore impulso alcuni orientamenti normativi sia a livello comunitario sia nazionale che rispecchiano una sensibilità sempre più marcata verso gli impatti ambientali positivi di questa fonte energetica – commenta Marco Tam, presidente di Greenway Agricola a r.l. –, siamo soddisfatti quindi di mettere il nostro know-how a disposizione di colleghi stranieri interessati sia alle opportunità di business che si schiudono, sia ai temi dell’ambiente e della sostenibilità, centrali in una scelta strategica come quella del biogas, che è a impatto zero e che stimola l’economia dei territori».
Fino a oggi la scelta del biogas fatta da Greenway, si è rivelata vincente permettendo alle imprese agricole che non reggevano più il ribasso delle commodities di restare sul mercato – aggiunge Tam -. Queste hanno diversificato il proprio modello di attività e sfruttato le opportunità offerte dalle rinnovabili ricavando dalle biomasse di colture erbacee energia pulita che è stata ceduta alla rete; la prossima frontiera sarà ricavare dal biogas il biometano, il carburante che potrà dare una spinta decisiva alla mobilità sostenibile.
«Considerando che già oggi in Italia il parco auto alimentate a metano è di 750mila veicoli, se si andrà in questa direzione per il settore si apriranno nuove possibilità in termini di occupazione e di innovazione, oltre ad avere evidenti benefici ambientali e di economicità».
Nei suoi primi tre anni di attività, cominciata all’inizio del 2012, la centrale a biomasse Greenway di Bertiolo (Udine) ha prodotto circa 25mila Mwh, risparmiato 4,5mila tonnellate equivalenti di petrolio, realizzato un fatturato complessivo di circa 6 milioni di euro, la metà dei quali di ricaduta sul Pil locale. Un bilancio positivo, secondo Tam: «Siamo in linea con il nostro piano industriale; segno che le basi su cui abbiamo costruito questo progetto erano solide.
La centrale è ben dimensionata, la scelta della filiera corta ha creato una rete locale molto efficiente intorno all’impianto. Mi preme sottolineare proprio questo aspetto: la scelta di produrre biogas fatta dal sistema agricolo del Medio Friuli non ha prodotto soltanto fatturato, ma ha enormemente arricchito in termini di know-how le persone attive in questa filiera; un patrimonio di conoscenze che sarà molto utile in prospettiva, perché il settore, per essere competitivo, dovrà essere in grado di innovarsi continuamente».
La centrale, situata nell’area industriale di Bertiolo, con una potenza di un Megawatt e in grado di produrre quasi 8500 MwH l’anno, è alimentata da una filiera autoctona costituita da una quindicina di imprese agricole che producono, su circa 300 ettari di terreno, tutta la biomassa necessaria. Nella filiera che si è creata intorno al funzionamento dell’impianto lavorano, in relazione alle stagioni, un numero oscillante fra le 35 e le 30 persone. La centrale, inoltre, produce del digestato, materiale organico che si utilizza per concimare i terreni “produttori” e ne migliora la qualità.
08 gennaio 2015