agricoltura sostenibile – Anche il frutteto diventa sostenibile se è ‘in parete’ e se ha le reti ‘multifunzionali’. A fare la scoperta è la Fondazione Edmund Mach di S. Michele all’Adige, che presenta la novità ai frutticoltori in Trentino per illustrare i vantaggi della forma di allevamento in parete stretta e delle reti multifunzionali.
A Zambana, in zona Pasqualine, sono state visitate ad esempio prova varietà di melo resistenti alla ticchiolatura e coltivate col metodo biologico, in collaborazione con l’Ufficio produzioni biologiche della Provincia autonoma di Trento e il Consorzio trentino di bonifica.
“Presentiamo ai frutticoltori una serie di sistemi innovativi che si propongo di migliorare la frutticoltura in un’ottica di sostenibilità. Questa è una delle sfide della Fondazione Mach: puntare a minimizzare gli impatti dell’agricoltura per salvaguardare la salute dell’uomo, dell’ambiente e delle sue risorse” ha spiegato il direttore generale, Mauro Fezzi, insieme al dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico, Michele Pontalti e al responsabile dell’Unità frutteto sperimentale e frigo-conservazione, Livio Fadanelli.
Ai frutticoltori è stato presentato un nuovo modello di frutteto con un sistema di allevamento particolare, in parete stretta, a più assi, con un’ altezza ridotta rispetto al classico spindle, gestibile senza scale e carri raccolta quindi con più sicurezza in campagna, e che richiede meno trattamenti chimici.
La forma di allevamento delle piante da frutto rappresenta uno snodo che condiziona l’agrotecnica e la difesa dai patogeni. Utilizzando la potatura verde e piante a più assi si ottiene un frutteto costituito da file strette e basse: si apre così un ventaglio di possibilità tecniche che vanno dalla meccanizzazione del diradamento e del diserbo, della potatura estiva ed invernale a finestre, fino all’uso degli atomizzatori scavallanti a ultra-bassa deriva e delle reti polifunzionali.
03 settembre 2014