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Villa Durazzo Pallavicini: realtà unica fra esoterismo e botanica

botanica e ambiente – Ad identificarne di primo acchito i tratti è la natura rigogliosa, che si sviluppa su 8 ettari a contatto con il mare.
Una natura che accompagna il visitatore attraverso un viaggio assimilabile a quello della vita, da percorrere proiettati verso il futuro, senza mai tornare sui propri passi.

Per chi è alla ricerca di qualcosa di più di un bellissimo parco botanico, quello di Villa Durazzo Pallavicini a Pegli (Genova) è il posto giusto.

Realizzato tra il 1840 e il 1846 per volere del Marchese Ignazio Alessandro Pallavicini su progetto dell’architetto, decoratore e scenografo Michele Canzio, il Parco Durazzo Pallavicini è una realtà davvero unica e originale.
Collocato di fronte al mare si sviluppa in sentieri, laghi, piazzali ed edifici stupefacenti ed unisce un ricco apparato botanico a un vero e proprio percorso iniziatico, aperto a tutti i visitatori in grado di avventurarsi nel labirinto di simbologie esoteriche, allusioni mitologiche e riflessioni letterarie.

Un parco fra teatralità e esoterismo

In anni di studi gli architetti Fabio Calvi e Silvana Ghigino, appartenenti all’Associazione (ATI) Villa Durazzo Pallavicini a cui il Parco è affidato in concessione, hanno portato avanti un restauro filologico e capillare ma soprattutto un attento lavoro di ricerca e recupero delle antiche motivazioni che stanno alla base della realizzazione di questa grande opera, ideata come uno spazio onirico che è al tempo stesso luogo di ludiche passeggiate e di iniziazione esoterica e massonica.

Concepita dal marchese Ignazio Alessandro Pallavicini e dal suo architetto, Michele Canzio, entrambi presumibilmente esoteristi e massoni, la struttura di questa fantastica rappresentazione è una organizzazione teatrale-scenografica che nel Parco si concretizza e sviluppa in un racconto in tre Atti, ognuno composto da quattro scene, precedute da un Prologo e un Antefatto, e concluso con un Esodo.

Ogni scenografia è composta da una vegetazione particolare, da acque, arredi e architetture negli stili più vari – neogotico, neoclassico, esotico, chinoiserie, rustico – il tutto coordinato da una progettazione sapiente che accosta i saperi dello scenografo a quelli del grande architetto e artista volitivo.
La storia …

Il visitatore: turista e attore alla ricerca del ‘proprio Sé’

In questa rappresentazione paesaggistica e teatrale il visitatore consapevole diventa, dunque, oltre che un turista, anche l’attore di questa commedia mirata alla ricerca del ‘proprio Sé’, in una sorta di melodramma che lo trascina ad incontrare la natura, la storia ed infine il futuro personificato dal Paradiso Terrestre dedicato alla dea Flora.

Un’opera straordinaria che arriva al cuore delle persone

“Si tratta di un’opera di straordinaria bellezza che ha la capacità di arrivare al cuore delle persone, siano esse specialisti del settore o semplici amatori – spiega il direttore del Parco, l’architetto e paesaggista Silvana Ghigino che da oltre trent’anni si occupa di questo meraviglioso luogo -.
Di questo è dimostrazione il fatto che la nostra organizzazione gestionale è supportata da molti volontari che dedicano gran parte del loro tempo al giardino impegnati in varie mansioni. Inoltre i “misteri esoterici” disseminati nel percorso scenografico-iniziatico sono fonte di interessanti visite filosofiche e spunto per attività di riflessione che si tengono una volta al mese alla Casa delle Tortore”.

Le ambientazioni botaniche

Ognuno dei tre atti del racconto scenografico-filosofico è caratterizzato da associazioni vegetali ben definite.

Il primo atto è un lungo percorso attraverso viali e ambientazioni caratterizzate prevalentemente da vegetazioni particolari, spesso antitetiche le une alle altre, come l’ambiente della montagna, quello dell’Oasi esotica e quello delle piante da fiore. Proprio in questo tratto si sviluppa il famoso Viale delle Camelie, costituito da oltre 150 esemplari di Camellia japonica, di cui molti appartenenti al periodo di costruzione del giardino. Si tratta del raggruppamento più vasto e più antico di camelie d’Italia che, tra la metà di febbraio e l’inizio di aprile, regala la straordinaria emozione di camminare in un tunnel di corolle che ricoprono sia le alte fronde che il sentiero.

Il secondo atto è tutto ambientato in un bosco mediterraneo che appare spontaneo benché sia stato invece completamente impiantato per volere dei suoi costruttori.

Il terzo atto presenta una sorta di ambientazione incantata, oggi favorita dalla crescita di alcuni esemplari arborei particolari come la grande Canfora e il maestoso Cedro del Libano che vivono sulla riva del Lago Grande, all’interno della scenografia del Paradiso Empireo. È lasciato invece alla scena del Paradiso Terrestre il compito di inondare i Giardini di Flora di piante da fiore, siano esse camelie, primule, iberis, salvie, begonie, iri o quant’altro il direttore e i giardinieri vogliono, di stagione in stagione, regalare ai visitatori.

Informazioni pratiche e visite

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