sostenibilità – Scarti, acqua ed energia, ma anche logistica e trasporti, per le aziende si afferma un nuovo modello di business ‘intelligente’ basato sul trasferimento e la condivisione di risorse.
In Emilia-Romagna, ad esempio, l’ENEA ha realizzato con Unioncamere e ASTER il progetto “Green”, che ha messo in contatto 10 aziende e collaborato con 7 laboratori di ricerca per un progetto innovativo di ‘simbiosi industriale’, un nuovo modello di business basato sul trasferimento e la condivisione di risorse con enormi vantaggi a livello economico e ambientale.
Grazie a questa iniziativa, bucce e semi di pomodoro invece di andare al macero possono essere utilizzati da aziende che producono integratori e alimenti nutraceutici – vista l’elevata concentrazione di licopene e β-carotene – o addirittura per produrre energia.
La simbiosi industriale mette in comunicazione le imprese di uno stesso territorio – con produzioni anche molto diverse – creando un circolo virtuoso dove scarti e sottoprodotti a chilometro zero di un’impresa diventano risorse per un’altra. Ecco alcuni esempi messi in campo dall’ENEA e presentati in occasione della Settimana europea dello Sviluppo Sostenibile (30 maggio-5 giugno).
“Questa sinergia consente alle aziende di ottenere risparmi evitando i costi di gestione e di smaltimento in discarica dei residui di produzione – afferma Laura Cutaia, responsabile ENEA del Laboratorio Valorizzazione delle Risorse nei Sistemi Produttivi e Territoriali – ma anchedi ridurre i costi di approvvigionamento delle materie prime”.
Con il progetto “Eco-innovazione Sicilia” l’Agenzia per le nuove tecnologie l’energia e lo sviluppo economico sostenibile ha creato la prima piattaforma di simbiosi industriale italiana, un luogo non solo virtuale di incontro tra domanda e offerta di risorse. Un lungo lavoro di indagine del tessuto produttivo siciliano, in particolare nelle province di Catania, Siracusa e Ragusa – circa 2.000 aziende – che ha permesso di coinvolgere finora 80 imprese dei più svariati settori – plastica, RAEE, agro-alimentare – e di individuare ben 650 potenziali sinergie.
Nel Parco Industriale di Rieti-Cittaducale l’ENEA e l’Università della Tuscia, con il supporto del Consorzio per lo sviluppo industriale di Rieti, hanno realizzato una rete di 28 imprese e individuato 33 possibili sinergie. Per ora nell’ASI di Rieti è stato possibile individuare il possibile riciclo di 300 tonnellate di biomasse legnose (potature) per un valore di oltre 10 mila euro e il riuso di 15 mila tra casse di legno, pallet e imballaggi di cartone per un valore economico pari a 200 mila euro.
I materiali per l’edilizia (gli inerti) rappresentano un altro settore di grande interesse per la simbiosi industriale. In Italia ogni anno se ne utilizzano 150 milioni di tonnellate e il 98% proviene dall’estrazione. “Si potrebbero valorizzare i residui prodotti da molte imprese e riutilizzarli in sostituzione degli inerti naturali – continua Laura Cutaia – ottenendo materiali di alta qualità e risparmiando su smaltimento e trasporto”.
Ogni anno l’Europa perde circa 600 milioni di tonnellate di materiali contenuti nei rifiuti, che potrebbero essere potenzialmente riciclati o riutilizzati. Ed è la plastica a rappresentare il maggior problema (meno del 25% dei rifiuti raccolti è riciclato, mentre circa il 50% è collocato in discarica).
La Commissione Ue stima che l’eco-progettazione, la riduzione della produzione di rifiuti e il loro riutilizzo possono generare risparmi pari a 600 miliardi di euro per le imprese – l’8% del fatturato annuo – e ridurre le emissioni di gas serra di 450 milioni di tonnellate l’anno. Solo in Italia la piena applicazione dei principi di economia circolare lungo l’intera catena del valore (progettazione, produzione, uso e fine vita) potrebbe creare oltre 540 mila nuovi posti di lavoro a fronte di soli 35 mila in uno scenario business as usual.
03 giugno 2016