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Quinto rapporto Ipcc, l’uomo principale causa dei cambiamenti climatici

ambiente e clima – I Paesi membri dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) hanno raggiunto l’accordo sul rapporto che definisce le basi scientifiche dei cambiamenti climatici, nel corso della sessione plenaria del Primo Gruppo di Lavoro (WGI) che si è svolta a Stoccolma.

Il rapporto ritiene “estremamente probabile”, con un indice tra il 95 e il 100%, che attività imputabili all’uomo, vale a dire emissioni di gas-serra, aerosol e cambi di uso del suolo, siano le cause principali del riscaldamento globale osservato dal 1950.

Inoltre, un’analisi più dettagliata degli aspetti regionali prevede per l’area mediterranea una significativa riduzione delle precipitazioni sia invernali che estive, a partire dal 2035. Per l’area tropicale si stima invece un aumento dei fenomeni monsonici, mentre dovrebbe restare stabile il numero degli uragani.

Per realizzare questo volume oltre 800 scienziati di tutto il mondo hanno analizzato più di 9 mila pubblicazioni scientifiche degli ultimi 7 anni, riguardanti le osservazioni del cambiamento climatico, i modelli climatici e le proiezioni climatiche.

“Gli ultimi tre decenni sono stati sempre più caldi sulla superficie del pianeta di ogni decade precedente dal 1850” sottolineano gli scienziati.

“La nostra valutazione ha rilevato che l’atmosfera e gli oceani sono diventati più caldi, la quantità di neve e ghiaccio è diminuita, il livello medio del mare a livello globale è aumentato e le concentrazioni di gas serra sono cresciute” ha spiegato Qin Dahe, co-chair del Gruppo di lavoro I di Ipcc.
“Porre un limite ai cambiamenti climatici richiederà riduzioni sostanziali e durature dei gas serra”, ha aggiunto il co-chair Thomas Stocker.

Il report illustra quattro scenari, che prevedono nel periodo 2081-2100 un aumento della temperatura rispetto al 1986-2005 di 0,3-1.7 gradi Celsius in quello più ottimistico e 2,6-4,8 gradi Celsius in quello più negativo.
“E’ virtualmente certo che,  con l’aumento delle temperature medie globali, ci saranno più picchi estremi di caldo e sempre meno di freddo nella maggior parte delle aree, su scala giornaliera e stagionale. E’ molto probabile che le ondate di calore si verifichino con maggior frequenza e durata. Continueranno a venire occasionalmente inverni freddi” proseguono gli scienziati.

La versione definitiva del volume sarà pubblicata a gennaio 2014, mentre una prima bozza e una sintesi per i decisori politici è già disponibile sul sito www.climatechange2013.org

02 ottobre 2013

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