lotta allo spreco alimentare – Oggi si celebra la giornata nazionale contro lo spreco alimentare, che costa ogni anno al pianeta 1.000 miliardi di dollari.
Parliamo di una cifra vertiginosa, che sale ancora di più toccando quota 2.600 miliardi se si considerano i costi «nascosti» legati all’acqua e all’impatto ambientale.
Ogni anno l’UE getta 90 milioni di tonnellate di cibo e ogni giorno in Europa si sprecano 720 Kcal di cibo a persona.
In Italia, lo spreco di cibo domestico – dalla dispensa di casa al frigorifero, dai fornelli al bidone della spazzatura – vale complessivamente 8,4 miliardi di euro all’anno, ovvero 6,7 euro settimanali a famiglia per 650 grammi circa di cibo sprecato (Rapporto Waste Watcher 2015).
Ieri Last Minute Market ha annunciato l’avvio della 6^ edizione della campagna europea di sensibilizzazione “Spreco zero. Un anno contro lo spreco”, presentata a Roma in occasione della manifestazione “Alimentare la salute” promossa dalla Fondazione Enpam.
L’inchiesta Waste Watcher 2016 porta i packaging in prima linea nella lotta allo spreco alimentare: l’85% dei consumatori è consapevole dell’importanza dell’imballaggio rispetto alla conservazione o deperibilità del prodotto, per il 64% il packaging è addirittura ‘indispensabile’ e il 93% dichiara di scegliere il pak sulla base della sua funzionalità, oppure della possibilità di riutilizzo (90%).
Ma c’è di più: il 56% dei consumatori – più di un italiano su 2 – ha dicharato di essere disposto a “pagare qualcosa di più per avere imballaggi che aumentino la probabilità di utilizzo del prodotto, riducendone di conseguenza lo spreco».
Waste Watcher ha monitorato con la nuova inchiesta anche le abitudini di acquisto dei consumatori italani: la spesa si fa nei supermercati o ipermercati, è la grande distribuzione a tenere banco per il 90% dei consumatori mentre solo il 9% degli italiani acquista nei piccolo negozi o dal produttore; la spesa è quotidiana oppure si rinnova ogni 2/3 giorni (69%), solo il 27% degli italiani pratica la grande spesa settimanale: questo per avere prodotti sempre freschi e limitare lo spreco degli aliimenti.
Le confezioni si preferiscono piccole (64%) per prevenire lo spreco che infatti colpisce in prevalenza le confezioni grandi aperte da tempo (62%).
E’ plebiscitaria l’attenzione alla data di scadenza nelle etichette (91%), per le quali si richiedono informazioni chiare e dettagliate (ingredienti, provenienza, tracciabilità).
«La lotta agli sprechi e alle perdite alimentari – sottolinea il Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente Barbara Degani – gioca un ruolo decisivo sia per la riduzione dell’impronta ambientale della produzione alimentare, sia nell’assicurare un’adeguata disponibilità di cibo per le generazioni attuali e future. In questo contesto, tra le criticità fatte emergere dal PINPAS (il piano promosso dal MATTM) in questi anni, spicca la mancanza di indicatori omogenei nazionali/europei per la definizione della problematica e di strumenti per la misurazione dell’efficacia di misure di prevenzione ed intervento.
A questo si aggiunge la mancanza di piani coordinati di educazione e comunicazione e di accordi tra gli attori della filiera, che rendono frammentarie le azioni atte al contenimento dello spreco. Questi aspetti sono il cuore della campagna Spreco Zero e di tutte le altre azioni previste dal progetto Reduce. È bene sottolineare che, fra le iniziative che sta portando avanti il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, c’è anche l’educazione ambientale nelle scuole. Riteniamo necessario che sul tema alimentazione e spreco le coscienze siano formate fin dai primi anni di età».
«Studiare meglio le cause e i comportamenti dei consumatori è il primo passo per garantire policies adeguate di prevenzione dello spreco – ha affermato alla presentazione di Roma il fondatore di Last Minute Market Andrea Segrè, presidente del Comitato tecnico-scientifico per il piano nazionale di prevenzione dei rifiuti (Min. Ambiente) -.
Per questo la campagna europea di sensibilizzazione Spreco Zero andrà quest’anno alla radice dello spreco domestico, che incide in misura rilevante sul fenomeno fino allo 0,5% del Pil italiano.
Il 2016, incrociato al nuovo progetto Reduce, sarà l’anno del monitoraggio dei ‘Diari di famiglia’: rilevazioni scrupolosamente annotate da famiglie campione, che indicheranno con precisione la misura quali-quantitativa dello spreco ad ogni pasto e spiegheranno come il cibo gettato viene di volta in volta smaltito.
Un’indagine che avrà la validazione scientifica dell’Università di Bologna – Distal e che, sulla base dei primi pilote test avviati nel 2015, permette già di affermare che lo spreco di cibo domestico reale e’ circa il 50% superiore a quello percepito e dichiarato nei sondaggi.
Ne deriva che gli italiani, a livello domestico, sprecano effettivamente ca. 13 miliardi di euro ogni anno. E’ su questa sfera che vogliamo agire con una capillare campagna di sensbilizzazione».
05 febbraio 2016