. Ogni anno il pianeta perde una superficie agricola grande come l'Italia

Ogni anno la terra perde una superficie agricola grande come l’Italia

cibo e sostenibilità Quasi il 40% della superficie terrestre è sottoposta alle attività agricole e zootecniche, con una porzione di suolo idoneo alla coltivazione pari a 4,4 miliardi di ettari (ossia 146 volte l’Italia), eppure negli ultimi 40 anni è diventato improduttivo il 30% dei terreni coltivabili.

E in molte regioni i problemi relativi alla qualità del suolo interessano oltre metà delle terre coltivate, specialmente in Africa Sub-Sahariana, in America del Sud, nel Sud-Est Asiatico e in Nord Europa.

Ogni anno il pianeta perde una superficie agricola grande quanto l’Italia

La foto è quella scattata alla vigilia della Giornata Mondiale della Terra (22 aprile) e dell’anniversario della ratifica dell’Accordo di Parigi sul clima dalla Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition che, insieme al Milan Center for Food and Law Policy, lancia l’inedito e innovativo progetto del Food Sustainability Report.donne agricoltura

Il report raccoglie periodicamente informazioni e tendenze da siti internet, istituti di ricerca, mondo legislativo e delle ONG per analizzare il dibattito globale su cibo e sostenibilità e poter così promuovere e diffondere la conoscenza delle complesse tematiche relative al cibo. Lo scopo è sensibilizzare governi, istituzioni e opinione pubblica sull’urgenza di agire per rendere il sistema alimentare globale realmente sostenibile.

Analizzando i dati si scopre che, negli ultimi 50 anni, a livello globale: la superficie coltivata è aumentata del +12%; è raddoppiata la superficie irrigata globale a causa dell’aumento netto delle terre coltivate; è triplicata la resa delle principali coltivazioni.

Intanto, la crescente pressione demografica e il benessere di fasce sempre più ampie di popolazione sta portando ad un nuovo aumento della domanda di produzione alimentare che, al 2050, è stimata in un +70% rispetto al 2009, con picchi del +100% nei paesi in via di sviluppo. Eppure, la distribuzione di terra e risorse idriche non favorisce i Paesi che hanno bisogno di produrreagricoltura biodinamica di più in futuro: la disponibilità media di terra coltivata pro capite nei paesi a basso reddito è meno della metà di quella dei paesi ad alto reddito e generalmente meno adatta alla coltivazione.

“20 milioni di persone stanno per affrontare la peggior carestia che il mondo abbia sperimentato fin da quando sono nate le Nazioni Unite. E’ una sconfitta politica e morale perché il mondo avrebbe dovuto sostenere economicamente, subito, la risposta a questa crisi e vincerla. Se ogni essere umano ha diritto ad un cibo adeguato, ogni Paese ha il dovere di fare la sua parte nella battaglia contro la fame. Se il cibo è un diritto per ognuno di noi, sconfiggere la fame è un dovere morale che una Convenzione non scritta impone alle nazioni del mondo”, dichiara Livia Pomodoro presidente del Milan Center for Food Law and Policy.

Il pianeta dispone di un ammontare finito di terreno coltivabile

Il pianeta dispone, infatti, di un ammontare finito di terreno agricolo coltivabile, che si sta esaurendo. Gran parte di questo è già coltivato o utilizzato (attualmente sono coltivati 1,6 miliardi di ettari, di cui solo il 20%, ossia 0,3 miliardi di ettari, su terre marginalmente adattate all’agricoltura), o sta subendo fenomeni di erosione e di sovra-sfruttamento. E la ricerca di “terre nuove” sta portando a deforestazione e dislocamenti produttivi, come l’acquisto di terre all’estero, che quando avvengono in condizioni non trasparenti e in violazione dei diritti umani alimentano il fenomeno del campo di grano Milano - coltivazione - agricoltura2cosiddetto land grabbing. Il fenomeno delle acquisizioni di terra riguarda oggi quasi 60 milioni di ettari di terra.

Dal 1990 a oggi sono andati perduti 129 milioni di ettari di foresta che equivalgono ad un’area grande quasi quanto il Sudafrica e la produzione alimentare è responsabile dell’80% del fenomeno. “Malgrado l’aumento delle superfici coltivate e della produttività agricola, con tutte le conseguenze anche negative come l’impatto sull’ambiente della massiccia produzione di cibo, ancora oggi ogni anno 36 milioni di persone muoiono per denutrizione e carestia e il problema della fame è lungi dall’essere risolto” dichiara Danielle Nierenberg Fondatrice e Presidente FoodTank.

“Ma la perdita del suolo è potenzialmente una delle minacce principali della nostra filiera alimentare, poiché in tutto il mondo questo ingrediente essenziale viene eroso e distrutto con una velocità senza precedenti. Un’agricoltura sostenibile non è solo un’opzione, ma una necessità per combattere fame, povertà e sprechi di cibo. Il rispetto della diversità sia biologica che culturale, oltre che la riscoperta di pratiche tradizionali, può aiutarci a ritrovare le modalità con cui le popolazioni indigene coltivavano raccolti resistenti a pesti, malattie, siccità, allagamenti e altre calamità che aumenteranno di sicuro con il cambiamento climatico”.

20 aprile 2017

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