. La qualità degli agro-alimentari si misura con la 'Food Reputation Map' - Verdecologia

La qualità degli agro-alimentari si misura con la ‘Food Reputation Map’

produzione agricolaAi patiti delle diete la frutta piace perché light e digeribile, ai consumatori sovrappeso magari perché li fa sentire parte di un gruppo salutista. Le scelte di consumo agroalimentari seguono linee culturali, economiche, psicologiche, fisiologiche, e ambientali che a loro volta si suddividono in 23 parametri.

E’ la ‘Food Reputation Map’ illustrata dal professore ordinario dell’Università di Roma La Sapienza Marino Bonaiuto  all’incontro ‘Agric(u)ltura: innovazione e nuove idee per il futuro (giovane) del made in Italy’, promosso dall’ateneo romano in collaborazione col Gruppo Nestlè.

“Si tratta del primo metodo scientifico – ha precisato – per delineare punti di forza di un prodotto alimentare in vista dell’approdo sui mercati esteri. E’ frutto di una indagine – condotta in collaborazione don le università di Padova, Cagliari, Napoli, Lumsa, Roma Tre, Reggio Calabria –  su 661 consumatori che hanno delineato 23 criteri di scelta che determinano il carrello della spesa”.

La ‘Food Reputation Map’, ha sottolineato Manuela Kron, direttore Corporate Affairs Gruppo Nestlé in Italia, “è uno strumento scientifico per sapere quali sono le leve di vendita. Uno strumento di supporto non solo per gli agricoltori, ma anche per promuovere l’occupazione giovanile. Siamo orgogliosi di aver finanziato questa innovazione di marketing che aiuterà l’export Made in Italy” ha concluso Kron, ricordando che il Gruppo Nestlè acquista ogni anno materie prime italiane per 100 milioni di euro ogni anno.

Validato su un campione di 4770 individui in Italia nel corso del 2013, il modello Food Reputation Map si sviluppa in 3 macro aree (caratteristiche intrinseche del cibo – effetti e rapporti del cibo con il contesto – effetti o rapporti del cibo con la persona) e quindi in 6 indicatori sintetici e 23 indicatori specifici di reputazione applicabili a qualsiasi tipologia di alimento e a qualsiasi produzione agricola.

All’incontro hanno partecipato, portando il loro contributo, Marino Bonaiuto – professore Ordinario Sapienza Università di RFieragricola - futta - Campagna Amicaoma, Paolo De Castro – presidente Commissione Agricola e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo, Emanuele Fidora – direttore generale per il Coordinamento e lo Sviluppo della Ricerca del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca – Mario Guidi – presidente Confagricoltura, Manuela Kron – direttore Corporate Affairs Gruppo Nestlé in Italia, Alessandro Marangoni – Ceo Althesys Strategic Consultants e Alessandra Pesce – responsabile Settore Ricerche macroeconomiche e congiunturali INEA Istituto Nazionale di Economia Agraria, Marta Leonori, assessore Politiche del Commercio, dell’Industria e dell’Agricoltura del Comune di Roma.

Dal convegno emerge l’identikit del nuovo imprenditore agricolo: maggiormente istruito rispetto al passato, caratterizzato da un approccio manageriale e progressivamente più giovane. Il comparto sta infatti vivendo un ricambio generazionale: gli under 35 rappresentano oggi il 18% del totale. Sono dunque sempre di più i giovani italiani che si (ri)avvicinano all’agricoltura e che tornano oggi alla terra con un approccio imprenditoriale dove rivestono una particolare importanza investimenti in R&S, innovazione tecnologica, strategie di marketing.

“Alcuni indicatori positivi del settore agricolo e agroalimentare dimostrano una rinnovata attenzione alle esigenze di competitività e di riassetto di un settore che per il momento sta trovando una positiva occasione di rilancio, anche nell’espansione sui nuovi mercati, come dimostrano i dati sull’export – afferma Mario Guidi, presidente Confagricoltura – le politiche devono seguire e valorizzare il flusso che sta portando i giovani a orientare le loro attività economiche nel settore dell’agricoltura, supportando il rinnovo generazionale e l’orientamento alla crescita e alla ricerca, affinché si affermi una cultura dell’innovazione in agricoltura che sappia coniugare davvero tradizione e modernità”.

12 marzo 2014

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