ambiente e innovazione – Cemento dai gusci d’uovo, maglioni alla fibra di latte, funghi “nutriti” con scarti agricoli per sostituire le terracotte, anacardi per l’arredamento.
Sono solo alcune delle novità proposte ad Ecomondo dalle aziende che, attraverso innovazione e sperimentazione, pongono le basi per una svolta nell’industria e nella tutela dell’ambiente.
Rappresentano il passo avanti nell’industria del riciclo, la svolta già in atto che consentirà di ridefinire il concetto stesso di materia prima.
Sono i nuovi materiali che, grazie alla sperimentazione e alle nuove tecnologie, realizzano il concetto dell’economia circolare in una direzione rivoluzionaria per l’industria e l’ambiente.
La mostra “EXNovoMaterials in the circular economy”, visitabile nella hall all’ingresso sud della Fiera di Rimini durante ECOMONDO dall’8 all’11 di novembre, le racconterà con modalità scientifiche ma anche spettacolari nell’edizione che celebra il ventennale del salone internazionale.
“Nuove materie che cambieranno il nostro modo di vivere” sintetizza Roberto Coizet, curatore dell’esposizione realizzata in collaborazione con Centro Materia Rinnovabile e Edizioni Ambiente. La terza sezione della mostra (Spazio della Sperimentazione e Innovazione), accompagnerà in un viaggio alla scoperta dei nuovi materiali realizzati da una decina di start up del nostro Paese.
Arriva dal Piemonte Poliphenolia, realtà che crea e produce creme anti invecchiamento utilizzando polifenoli estratti da bucce e semi di uva al termine del processo di vinificazione. Tra i primi a studiare i polifenoli in materiali per applicazioni mediche, Poliphenolia applica la conoscenza sulle proprietà biomediche dei polifenoli alla cosmetica.
Due giovani donne, Antonella Bellina e Elisa Volpi, due professioniste della moda, sono i volti dietro a DueDiLatte, marchio che utilizza tessuti ricavati dal latte. Grazie a tecniche di bio ingegneria è possibile ricavare una fibra estremamente naturale, dalle qualità uniche. I tessuti hanno infatti la caratteristica di nutrire e idratare la pelle. T-shirt, maglie e maglioncini oltre al look curano anche il corpo.
Dalla plastica… alla super-plastica: è quello che fa l’azienda Werner & Mertz che attraverso un particolare processo riesce a ottenere dalla plastica una tipologia addirittura più resistente che viene usata per produrre bottiglie per detersivi.
Fertilana realizza invece, utilizzando gli scarti della lana di pecora, un ottimo fertilizzante adatto alla bioagricoltura.
Mogu (in giapponese, fungo) è il nome del progetto della Mycoplast, start up che sfruttando gli scarti agricoli e alimentari, come la paglia di riso, la segatura, i fondi del caffè e la buccia di pomodori e patate, e trasformandoli in “cibo” per tipi particolari di funghi, riesce ad ottenere un biomateriale leggero come il polistirolo e biodegradabile, impermeabile e resistente alla fiamma, sostitutivo delle terracotte.
In Italia si consumano 13 miliardi di uova all’anno. E un’infinità di gusci, che nessuno usa. Tranne un team di ricercatori, che ha trovato un metodo per calibrare gusci d’uovo e argilla, ottenendo un nuovo cemento completamente biocompatibile. Si tratta dei ricercatori di Calchéra San Giorgio, Centro di Ricerca e Formulazione che studia e produce materiali specifici per il restauro, il consolidamento strutturale ed il risanamento di edifici di interesse storico culturale.
GS4C è la start up milanese che lavorando con il basalto e trasformandolo in una fibra elastica propone una alternativa al vetro resina, materiale usato per la costruzione delle barche a vela non riciclabile a differenza del basalto. Si potrà così in futuro evitare l’affondamento delle imbarcazioni arrivate a fine vita.
Stone-brick, recuperando gli scarti della lavorazione lapidea, ovvero il cosiddetto “fango di segagione” che deriva dal taglio delle pietre, ottiene nuovo materiale per l’edilizia, sviluppato con una tecnologia innovativa.
Dal tavolo degli aperitivi all’arredamento. E’ la nuova vita degli anacardi. I ricercatori dell’azienda triestina AEP Polymers, analizzandone il guscio, sono riusciti a trasformarli in polimeri liquidi e schiume adatti per l’isolamento e l’arredo.
Equipolymers ha scoperto il modo per rendere eco-compatibili le bottiglie della Coca Cola. Grazie al lavoro di ricercatori italiani si è riusciti ad ottenere un riciclo della plastica P.E.T. tanto puro da poter essere utilizzato come componente della bottiglia più celebre al mondo di cui si producono circa 1 miliardo e 300 milioni anno di esemplari. Un accordo con la multinazionale consentirà di inserire nelle bottiglie una componente fino al 10% di nuovo materiale biocompatibile.
07 novembre 2016