. Consorzio Marche biologiche sostiene il 'bio' marchigiano - Verdecologia

Consorzio Marche biologiche sostiene il ‘bio’ marchigiano

biologico – Dal 2010 un supporto concreto fatto di progettazione, assistenza, formazione e promozione.
Da tre anni il Consorzio Marche Biologiche ha riunito in un’unica filiera gli agricoltori biologici della regione.

Con.Marche.Biopromosso da Gino Girolomoni Cooperativa, Italcer, La Terra e il Cielo Cooperativa, Montebello Cooperativa e Terra Bioprogetta e realizza nuove strategie comuni per rafforzare il biologico marchigiano, che negli ultimi decenni ha ricoperto un ruolo economicamente importante in Italia e nel mondo.

Il Consorzio favorisce il miglioramento della qualità gestionale delle aziende agricole attraverso azioni specifiche come: l’informazione agli operatori della filiera, la promozione, lo sviluppo di nuovi prodotti, l’assistenza agli agricoltori per la partecipazione al sistema di controllo e certificazione, nuovi investimenti strutturali e tecnologici.
 
Il biologico marchigiano …
Le Marche vantano un forte profilo rurale: la superficie agricola utilizzata copre oltre la metà del territorio, quota che arriva quasi all’80% se si considerano le superfici aziendali nel loro complesso. prodotti bio - pasta - biscotti - olio -
E’ evidente, quindi, il ruolo fondamentale del settore primario nella tutela del territorio, dell’ambiente e nella preservazione del paesaggio rurale tipico marchigiano. Per questo motivo il biologico nelle Marche inizia a diffondersi nel 1978, con il primo corso sull’agricoltura biologica realizzato dall’ASSAM (Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche) in collaborazione con la cooperativa “Alce Nero” di Isola del Piano (PU), oggi ribattezzata “Cooperativa Girolomoni” in onore del fondatore, Gino Girolomoni.

La prima regolamentazione avviene nel 1990 con la L. R. n° 57 “Norme per l’agricoltura biologi ca”, un anno prima del Regolamento base comunitario 2092/91. I primi contributi regionali alla coltivazione biologica risalgono, invece, al 1993.

Attualmente, i terreni biologici nelle Marche rappresentano l’11% della superficie agricola regionale, ovvero 52.000 ettari circa di SAU e oltre 2.000 aziende agricole. Le principali colture sono rappresentate per la maggior parte da colture cerealicole, foraggere, leguminose da foraggio o da granella, che ben si prestano alle caratteristiche del terreno e assecondano la corretta rotazione colturale. Trasformate, a loro volta, in una vasta gamma di tipi di pasta, perfetti per qualsiasi condimento; ma anche saporite zuppe con cereali (orzo, miglio, avena, farro) e legumi e, per la prima colazione, fiocchi di cereali, muesli e un delizioso caffè d’orzo. Tutti alimenti soggetti al controllo
particolareggiato di ogni fase produttiva per una tutela globale del consumatore, e coperti da certificazioni di qualità riconosciute in Italia e nel mondo.

Prospettive …
Nonostante la crisi, l’agricoltura biologica continua a vivere un periodo di forte espansione a livello internazionale e in Italia il mercato del biologico continua a crescere. Nel primo semestre del 2013, infatti, gli acquisti domestici di biologico confezionato sono aumentati dell’8,8% in valore nonostante una flessione del 3,7% della spesa nel settore agroalimentare. Questo avviene anche all’estero, con percentuali ancora più significative.

“Occorre, allora, un cMarche bio2ambio di passo del sistema Italia e regionale – dichiara Francesco Torriani, presidente del Consorzio Marche Biologiche – affinché la conversione al metodo biologico sia incentivato con maggior determinazione”.

La nuova Pac e la programmazione del nuovo PSR possono essere delle occasioni formidabili da non perdere.

Nel nuovo Piano di Sviluppo Rurale occorre infatti favorire senza reticenze le politiche agroambientali e nello specifico: la compensazione dei costi per il controllo e la certificazione, l’incentivazione all’impiego di semente biologiche, la predisposizione di meccanismi premiali per chi sviluppa sinergie tra l’adozione del metodo biologico e lo sviluppo di progetti aziendali di filiera e multifunzionali – prosegue Torriani -“.

Infine, strategica risulta la promozione dei prodotti biologici verso i consumatori e gli operatori commerciali italiani ed esteri. Infatti, per la tipologia del sistema agricolo regionale, che di certo non brilla per competitività, occorre far conoscere sempre di più e meglio le caratteristiche qualitative delle nostre produzioni biologiche al fine di sostenere la crescita della domanda, interna ed estera, a prezzi di mercato remunerativi dei costi di produzione.

04 dicembre 2013

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