sostenibilità – Città medie sempre più green. Le città di medie dimensioni, messe a confronto con le grandi aree metropolitane, primeggiano nella raccolta differenziata e ‘strizzano l’occhio’ più del resto d’Italia alle automobili meno inquinanti. Quella che appare un’autentica ‘vocazione verde’ emerge dallo studio ‘L’Italia delle città medie‘, paper realizzato dal Centro Documentazione e Studi Comuni Italiani Anci-Ifel per approfondire e definire l’universo di questo tipo di centri urbani.
Il paper nasce dalla consapevolezza dell’importanza che rivestono le città medie, dall’esistenza di un ruolo funzionale e strategico rivestito da tali aree nell’ambito delle politiche di sviluppo nazionali ed europee, sia dell’assenza di una definizione che le individui univocamente, spingendo, quindi, ad identificare l’universo delle città medie in Italia. Assegnare, infatti, ad un gruppo di comuni rispondenti a determinate caratteristiche l’attributo di “città medie” potrebbe facilitare e supportare il loro coinvolgimento nelle agende urbane a livello italiano ed internazionale. Inoltre, l’idea che le realtà medie siano quei centri in cui si concentra una maggiore qualità della vita, fa si che esse possano svolgere un importante ruolo di “decompressione” delle criticità che spesso affliggono le città di più grandi dimensioni.
La prima parte della ricerca é dedicata all’approfondimento del dibattito esistente per una definizione delle città di tali dimensioni.
Un excursus su studi e documenti in cui si analizza la “concettualità” delle città medie, mettendo in risalto che la definizione non è affatto univoca, perché non esiste una definizione unica di “città media”: essa infatti può variare a seconda del contesto territoriale e urbanistico, da paese a paese, in base all’ente o organismo, di livello nazionale, comunitario o internazionale, pubblico o privato, che affronta il tema e agli scopi che si prefigge.
A tal fine è stata condotta un’analisi che considerasse le caratteristiche demografiche ed economico-produttive dei comuni italiani, nonché i “ruoli” funzionali ed amministrativi da questi rivestiti. Considerando gli aspetti appena evidenziati è stato individuato l’universo delle città medie in due step, combinando i seguenti criteri: la presenza di una taglia demografica minima, di un centro amministrativo rilevante e riconosciuto, nonché di un polo di offerta di servizi basilari ed essenziali.
Nella seconda parte del quaderno si evidenziano i principali indicatori demografici, di benessere economico e quelli più propriamente impiegati per definire la qualità della vita e i servizi presenti nelle 105 città medie così identificate, confrontandoli, oltre che con i dati medi nazionali, con quelli dell’altra importante categoria delle città metropolitane.
Selezionando i comuni con una popolazione superiore ai 45mila abitanti, che non fossero città metropolitane, ma che risultassero ‘poli urbani’, nonché specializzati nel settore economico secondario o terziario, lo studio è arrivato a individuare totale di 94 amministrazioni. A queste sono stati poi aggiunti tutti i capoluoghi di provincia con più di 45.000 cittadini non inclusi nella prima fase e quello di Aosta, per un totale di 105 città medie prese in considerazione.
Guardando ad alcuni degli aspetti legati alla qualità della vita, si scopre che nelle città medie ci sono più auto che nelle città metropolitane dove invece si registra il maggior numero di motocicli per 100 abitanti. Guardando, invece, al tasso di motorizzazione delle autovetture (62,5 in media nel Paese), le città medie registrano i valori più alti (63,8 auto per 100 abitanti), poi le città metropolitane (62,7). Ma sono le prime a distinguersi per veicoli a minor impatto ambientale.
In base al paper nel 2011 la quota di autovetture di categoria Euro 3 o superiore (pari a 63,9% in Italia) è particolarmente consistente nelle città medie (67,1%), meno in quelle metropolitane (65,9%).
Le città medie si distinguono anche per virtuosità nella raccolta differenziata. Sulla base dei dati relativi al 2011, elaborati nel paper, oltre il 36% di raccolta differenziata dei rifiuti raccolti, stabilito quale obiettivo per il 2009, viene effettivamente realizzato solo nelle città medie (36,5%), mentre meno confortante è il dato nelle città metropolitane dove la percentuale scende al 23,9% (nei comuni italiani si arriva al 35,5% su 6.826 comuni censiti).
Guardando al dato pro capite sono sempre le città medie a gestire al meglio il problema della differenziazione dei rifiuti. Dalla fotografia scattata nello studio emerge infatti che su 619,3 kg/abitanti di rifiuti urbani totali, vengono raccolti in modo differenziato 225,9 kg/ab. Invece per le città metropolitane di 617,2 kg/abitante di rifiuti urbani totali sono raccolti in modo differenziato appena 147,8 pro capite di rifiuti (186,6 per l’universo dei comuni).
30 luglio 2013