corte penale ambiente – Oggi, sugli scranni del Parlamento Europeo, l’associazione di ex ministri dell’Ambiente di diversi Paesi (Ame-Die) organizza una conferenza per il rilancio dell’istituzione della Corte Penale Europea dell’Ambiente e della Corte Penale Internazionale dell’Ambiente, alla quale prenderanno parte anche Michail Gorbačëv e Edgar Morin.
L’associazione è impegnata su due progetti di riforma, gli stessi che hanno visto in diversi anni l’impegno della Iaes (International Academy of Environmental Sciences) e della Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation).
In particolare, la Sejf sta portando avanti un complesso lavoro legislativo e diplomatico per raggiungere due fondamentali obiettivi:
– estendere le competenze della Corte Penale Internazionale dell’Aja ai più gravi reati ambientali così da poterli giudicare quali crimini contro l’umanità;
– istituire il Tribunale Penale Europeo dell’Ambiente, per rendere omogeneo il contrasto e l’applicazione delle pene sul territorio europeo e rendere possibile l’applicazione delle sanzioni.
In Italia alle tante richieste avanzate da cittadini e associazioni, che da anni denunciano reati contro l’ambiente, ha risposto nelle scorse settimane la Commissione Giustizia della Camera aggiornando il codice penale ed introducendo non un solo reato nei confronti dell’ambiente e della collettività, come molti richiedevano, ma addirittura quattro.
Il lavoro è stato avviato da un’apposita commissione del Ministero dell’Ambiente, insediatasi proprio per discutere di quelli che hanno definito “ecoreati“, e che in sostanza introduce pene severe per episodi che prima o non erano puniti o erano puniti soltanto con multe o altre pene lievi. Oltre alle pene detentive, la nuova legge condanna il colpevole a sanare il danno e raddoppia i tempi di prescrizione.
Questi, nel dettaglio, i nuovi reati ambientali entrati in vigore:
– Disastro ambientale: applicabile a chi altera gravemente o irreversibilmente l’ecosistema o mette in pericolo l’incolumità pubblica. Qui la pena prevista va dai 5 ai 15 anni di carcere.
– Inquinamento ambientale: previsto per chi deteriora in maniera rilevante biodiversità, ecosistema, suolo, acqua o aria. Le pene vanno dai 2 ai 6 anni di prigione più una multa da 10 a 100 mila euro. Se c’è solo la colpa ma non il dolo (l’inquinamento non viene effettuato di proposito) le pene si dimezzano. Al contrario se il reato viene compiuto in un’area protetta o a danno di specie protette, le pene prevedono delle aggravanti.
– Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività: riguarda chi commercia, trasporta o si disfa illegalmente di materiale radioattivo. La pena va da 2 a 6 anni di carcere e una multa da 10 a 50 mila euro.
– Impedimento del controllo: pensato per chi impedisce volontariamente un controllo ambientale da parte delle autorità competenti. Qui la pena va dai 6 mesi ai 3 anni di galera.
30 gennaio 2014