imballaggi sostenibili – A ben guardarlo sembra una cassetta qualunque, ma grazie a un innovativo brevetto, frutto di cinque anni di studi universitari, il packaging Attivo di Bestack è uno strumento intelligente contro lo spreco alimentare.
La novità consente di ridurre in modo significativo l’uso di imballaggi.
Il packaging Attivo di Bestack – il consorzio non profit dei produttori italiani di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta – è stato messo a punto insieme all’Università di Bologna dopo un lungo percorso fatto di analisi (4.500 solo nel 2016), panel test e campionamenti nei magazzini e nei punti vendita. Permette di prolungare la shelf life della frutta, riducendo di conseguenza gli scarti: si parla potenzialmente di 850 mila tonnellate di prodotto salvate dalla spazzatura ogni anno in Italia.
L’imballaggio Attivo Bestack è stato protagonista a Macfrut 2017, la kermesse ortofrutticola di scena a maggio alla Fiera di Rimini.
Il packaging Attivo di Bestack testato sulla filiera delle fragole
Già sotto i riflettori nell’ambito della passata edizione della fiera, quando erano stati presentati i primi, straordinari risultati della sperimentazione, sostenuta da Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), ora questo innovativo packaging anti-spreco è tornato a far parlare di se, testato sulla filiera delle fragole.
Il progetto è partito il 13 marzo nello stabilimento Apofruit di Scanzano Jonico, in Basilicata, dove la cooperativa ha testato gli imballaggi Attivi Bestack per una parte del confezionamento delle fragole varietà Sabrosa (Candonga®) commercializzate con il brand di qualità Solarelli.
Dal Metaponto il prodotto, in parte imballato in packaging attivo, in parte in cartone tradizionale e in parte in cassette di plastica tradizionali, è stato spedito nella piattaforma di Cesena, dove Apofruit ha il suo quartier generale.
Arrivato a destinazione, sono state effettuate analisi visive comparative sul prodotto confezionato nelle differenti confezioni in due condizioni di temperatura, a 17 gradi (parametro standard in cui vengono effettuati dalle catene dei supermercati i test di qualità) e a 21 gradi (la temperatura considerata dall’Università).
Il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari di Cesena (Università di Bologna) in due mesi ha analizzato quasi 600 kg di fragole su oltre 20 tonnellate di prodotto impiegato per la sperimentazione, per un totale di 3.600 controlli su 1.200 cestini.
Queste hanno permesso di evidenziare i benefici in termini di minore scarto dell’imballaggio attivo, a 48 ore dopo il confezionamento, così come a 72 e a 96 ore.
L’obiettivo di questo test con le fragole era anche quantificare i potenziali benefici commerciali con l’utilizzo dell’imballaggio attivo, dal produttore al consumatore.
Percentuali di scarto ridotte grazie all’imballaggio Attivo in cartone
La mole di dati raccolta è enorme, ma dalle elaborazioni dell’Università già si possono evidenziare due macro trend: innanzitutto la percentuale di scarto di fragole confezionate nell’imballaggio Attivo in cartone è inferiore rispetto al prodotto confezionato in altre tipologie di imballaggio dell’8-18%, sia a 48, 72 che a 96 ore dopo il confezionamento, nei due mesi di test.
“Inoltre questa percentuale è in costante aumento con il progredire della stagione e con l’innalzamento delle temperature, tanto da arrivare a differenziali di scarto superiori a fine aprile ad oltre il 20%. – dichiara la professoressa Rosalba Lanciotti, responsabile degli studi universitari – Maggiori sono infatti le conduzioni di stress del prodotto (alte temperature e umidità), maggiore è l’evidenza del beneficio dell’imballaggio Attivo”.
Questo trend è confermato anche dall’ufficio Qualità di Apofruit, che ha misurato i benefici dell’imballaggio Attivo secondo gli standard interni. Il vantaggio anche in questo caso è significativo, seppur con percentuali inferiori: le riduzioni di scarto nei due mesi oscillano tra i il 2% e il 7%, anche in relazione alla inferiore temperatura di analisi.
“Abbiamo partecipato al primo caso di verifica sul campo dell’imballaggio Attivo, mettendo anche a disposizione il nostro ufficio Qualità. Dalle nostre analisi è emerso che, anche in relazione a condizioni di temperatura inferiori rispetto a quelle dell’Università, questo packaging consente di ridurre lo spreco rispetto ad altri imballaggi tradizionali, dal 3 all’8%. Per questo continueremo a lavorarci” – sottolinea Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit -.
Dall’esperienza del consumatore i dati più interessanti per la filiera ortofrutticola
Ma è dall’esperienza del consumatore che vengono i dati più interessanti per la filiera ortofrutticola, in quanto confermano quei benefici che la ricerca fino ad oggi condotta ha dimostrato esserci lungo la catena distributiva.
Nei sei punti vendita coinvolti – tre con fragole confezionate in imballaggio attivo e tre con fragole nel cartone tradizionale – sono stati intervistati 400 consumatori. Le interviste hanno messo in evidenza due dati importanti: le fragole in cartone ondulato Attivo si conservano meglio rispetto a quelle confezionate in cartone tradizionale. Inoltre il prodotto risulta più apprezzato.
Sulla base di questi dati, gli intervistati che hanno comprato fragole in imballaggio attivo si sono detti totalmente soddisfatti del prodotto acquistato, per una percentuale di gradimento del +8% rispetto al campione che ha comprato fragole in imballaggio tradizionale.
“In sostanza nei tre livelli della filiera si confermano quindi benefici significativi, che consentono di qualificare meglio l’offerta ortofrutticola. – conclude Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack – Lo sviluppo di componenti di servizio degli imballaggi a supporto del prodotto contenuto è un elemento di creazione di valore, che l’indotto deve sviluppare, la produzione deve difendere e la distribuzione condividere”.
31 maggio 2017