biologico e biodinamico – Il vino, che dal momento più basso dello scandalo del metanolo ha saputo rialzarsi puntando sulla qualità, oggi può essere il paladino più illustre e accreditato per cambiare l’agricoltura italiana.
Il futuro dei popoli è legato all’agricoltura di qualità, al biologico e al biodinamico.
La chimica, i pesticidi, le coltivazioni intensive appartengono a un modello agricolo del secolo scorso: è un’agricoltura che ha ampiamente dimostrato tutti i suoi limiti e tutti i danni che ha causato all’ambiente, alla salute delle persone e all’economia.
Biologico e biodinamica sono il futuro
Quello che sta accadendo in modo travolgente nel mondo del vino, per antonomasia il settore di eccellenza della nostra agricoltura, è qualcosa di totalmente impensabile solo un decennio fa.
Da grandi cantine italiane che scelgono di convertirsi al biologico e al biodinamico, alla superficie vinicola biologica cresciuta di quasi il 16% nell’ultimo anno, a interi territori come quello del Nobile di Montepulciano che ormai superano il 50% di superficie coltivata a biologico e biodinamico.
Oltre il 20% dei biodinamici e viticoltore
Per non parlare del settore dei vini veri o naturali, dove la chimica non tocca il vino in tutto il processo produttivo, dalla vigna alla bottiglia e che registrano una crescita esponenziale negli ultimi anni.
“Non è un caso – spiega Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica – che i viticoltori pervengono a metodi agroecologici per la volontà di riprendere in mano la qualità del loro lavoro e migliorare le produzioni. Il biologico e la biodinamica offrono questa opportunità, specie se a intraprenderla è un agricoltore professionale. La qualità raggiunta incide sui bilanci. In genere i vini diventano migliori e spuntano più alti apprezzamenti di mercato. Oltre il 20% degli agricoltori biodinamici certificati Demeter, per esempio, sono viticoltori”.
“Ci troviamo di fronte a un processo virtuoso – conclude Triarico – che sta attraversano l’intero settore. E’ una rivoluzione inarrestabile che non fa solo bene alla terra e all’ambiente, ma che piace alle persone e crea lavoro e fatturato. Ora servono più ricerca, studi di mercato e investimenti per sostenere e dare gambe a quella che rappresenta l’industria del futuro dell’Italia”.
12 aprile 2017