alimentazione – I “Sistemi alimentari sostenibili per la sicurezza alimentare e la nutrizione” sono al centro oggi della Giornata Mondiale dell’Alimentazione del 2013.
Il tema prescelto, annunciato all’inizio di ogni anno dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), mette in rilievo le celebrazioni della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e crea consapevolezza e conoscenza riguardo alle misure necessarie per porre fine alla fame nel mondo.
Ad oggi sono quasi 842 milioni le persone nel mondo che soffrono di malnutrizione cronica. Modelli di sviluppo non sostenibili stanno degradando l’ambiente naturale, minacciando gli ecosistemi e la biodiversità di cui abbiamo bisogno per le provviste alimentari future.
Un sistema alimentare è costituito dall’ambiente, le persone, le istituzioni ed i processi con cui le derrate agricole vengono prodotte, trasformate e portate ai consumatori.
Ogni elemento del sistema alimentare produce un effetto sull’accessibilità e sulla disponibilità finale dei vari alimenti nutrienti e, quindi, sulla possibilità per i consumatori di adottare diete sane. Inoltre, le politiche e gli interventi in materia di sistemi alimentari sono raramente progettati tenendo in considerazione la nutrizione come obiettivo primario.
Per combattere la malnutrizione occorre un’azione integrata e interventi complementari in agricoltura e nel sistema alimentare, nella gestione delle risorse naturali, nell’istruzione e nella sanità pubblica, nonché in settori strategici più ampi.
Come deve essere un sistema alimentare sostenibile? E’ un obiettivo raggiungibile considerando la situazione attuale? Cosa dovrebbe cambiare per spingerci in quella direzione? La Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2013 è un’opportunità per esplorare queste e altre domande e per creare il futuro che desideriamo.
Nonostante la crisi in Italia si spreca ancora troppo, sul campo, nella distribuzione e in casa. Una lunga filiera dello spreco che pesa sul pianeta, sulle risorse e sull’economia. Lo ha rilevato Last Minute Market che in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione ha acceso i riflettori su quanto cibo buttiamo via ogni anno. Partiamo dal campo: nel 2012, il 2,47% della produzione agricola italiana non è stata raccolta, pari a 12.466.034 quintali di prodotti. La catena dello spreco continua nell’industria agroalimentare, dove lo spreco medio ammonta al 2,6% della produzione finale totale, 2.036.430 tonnellate di prodotti alimentari.
Nel campo lo spreco è imputabile alla non convenienza da parte dell’agricoltore a raccogliere il prodotto perché i prezzi di mercato non remunerano il lavoro o per ‘difetti commerciali’ (troppo grosso o troppo piccolo, o danni dovuti agli eventi atmosferici). Gli sprechi nel settore distributivo riguardano sia i mercati all’ingrosso (centri agroalimentari e mercati ortofrutticoli) sia il sistema distributivo (cash&carry, ipermercati, supermercati e piccolo dettaglio). Nei centri agroalimentari ogni anno dall’1 all’1,2% dell’ortofrutta viene gestita come rifiuto: nel 2012 in questo settore sono stati sprecati e smaltiti come rifiuto 118.317 tonnellate di prodotti ortofrutticoli. La stima degli sprechi originati dal canale distributivo si attesta su 270.776 tonnellate.
In casa non siamo più attenti, anzi. Ogni anno lo spreco domestico costa agli italiani 8,7 miliardi di euro: una cifra vertiginosa, che deriva dallo spreco settimanale medio di circa 213 grammi di cibo gettato al costo di 7,06 euro settimanali a famiglia. Sono dati del Rapporto 2013 sullo spreco domestico realizzato da Knowledge for Expo, il nuovo Osservatorio di Swg e Last Minute Market, con l’apporto dell’Osservatorio nazionale sugli sprechi Waste Watcher. Il monitoraggio incrociato fra spreco domestico e spreco nella filiera agro-alimentare condotto in questi mesi da Waste Watcher e da Last Minute Market, ha rilevato che lo spreco alimentare domestico gioca la parte del leone, contando per lo 0,5 % del Pil.
Ma il Rapporto 2013 sullo spreco Domestico di Waste Watcher-Last Minute Market rileva anche una controtendenza nella sensibilità degli italiani in tema di spreco: il 90% degli italiani considera ‘molto’ o ‘abbastanza grave’ lo spreco alimentare, il 78% si dichiara preoccupato da questo problema, e l’89% vorrebbe ricevere maggiore informazione sulle conseguenze dello spreco e sui sistemi utili a ridurlo. E ancora: il 57% degli italiani dichiara di gettare ‘quasi mai’ gli avanzi e il cibo non piu’ buono, il 27% meno di una volta alla settimana, il 14% almeno una volta a settimana, il 55% dichiara di riutilizzarlo, mentre il 34% lo getta nella spazzatura e il 7% lo usa per gli animali.
Le incidenze per regione di residenza riflettono alcune differenze significative: in Campania solo il 47% non getta via cibo quasi mai, mentre in Liguria (68%) Sardegna (66%) e Lombardia (62%) tali percentuali risultano superiori al valore medio complessivo, indicando una tendenza a gettare via cibo inferiore alle altre Regioni. Se fra gli alimenti ‘freschi’ o non cotti gettati dagli italiani primeggiano frutta (51,2%) e verdura (41,2%), formaggi (30,3%) e pane fresco (27,8%), seguiti da pane fresco (27,8%), latte (25,2%), yogurt (24,5%) e salumi (24,4%), le percentuali calano considerevolmente quando si tratta di cibi cotti: in questo caso gli italiani buttano soprattutto la pasta (9,1%) i cibi pronti (7,9%) e precotti (7,7%).
16 ottobre 2013