giornata mondiale dell’acqua – Nel mondo oggi il 12% della popolazione non ha accesso a fonti di acqua pulita e 3,5 milioni di decessi all’anno sono imputabili a malattie legate all’acqua.
Il quadro emerge dai dati che il Consiglio Mondiale dell’Acqua (World water council, Wwc) ha reso noti in occasione della giornata mondiale dell’acqua prevista per il 22 marzo.
L’appuntamento mette a fuoco una richiesta specifica avanzata a tutti i governi perchè vengano focalizzati i tanti problemi legati alle risorse idriche e si decida di investire per garantire a tutto il pianeta l’accesso a fonti di acqua sicura.
La giornata è scandita dall’hashtag #WorldWaterDay, che fa bella mostra sui social, sottolineando che l’evento è dedicato alla preziosa risorsa come fonte di sviluppo.
Aumentare sicurezza dell’acqua
Nel mondo, il costo totale dell’insicurezza delle risorse idriche sull’economia globale è stimato in 500 miliardi di dollari all’anno. Se a questo dato si aggiunge l’impatto ambientale, la cifra cresce ulteriormente fino ad arrivare all’1% del prodotto interno lordo globale.
“C’è un’assoluta necessità di aumentare la sicurezza dell’acqua per affrontare le sfide a cui ci mettono di fronte i cambiamenti climatici e l’impatto umano sull’ambiente”, ha dichiarato il presidente del Consiglio Mondiale dell’Acqua Benedito Braga.
“I leader mondiali sanno che il risanamento è fondamentale per la salute pubblica, ma dobbiamo agire ora per raggiungere l’Obiettivo Globale di Sviluppo Sostenibile numero 6: garantire accesso all’acqua sicura e a strutture igienico-sanitarie adeguate a tutto il pianeta entro il 2030. Serve un impegno del più alto livello per fare sì che ogni villaggio e città nel mondo possano attingere a fonti di acqua pulita”.
Acque reflue: ridurre, depurare e riutilizzare
La Giornata, istituita nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, considera di primaria importanza la questione delle acque reflue, da ridurre, depurare e riutilizzare, in perfetta linea con quanto prevede l’obiettivo sostenibile 6.3 dell’Onu: “migliorare entro il 2030 la qualità dell’acqua eliminando le discariche, riducendo l’inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale”.
Nel mondo sono più di 663 milioni le persone che vivono senza acqua potabile vicino alla propria abitazione e sono costrette a percorrere lunghi tragitti, e a restare ore in coda, per poterla utilizzare.
L’Italia è sesta al mondo per “disponibilità di acqua” secondo il Food sustainability index (Fsi), eppure continuiamo a consumarne una quantità molto ingente. A livello mondiale ci sono 1,4 miliardi di chilometri cubi di acqua, ma solo lo 0,001% del totale è effettivamente disponibile per l’utilizzo dell’uomo, come emerge dalla fotografia scattata dalla Fondazione Barilla for Food & Nutrition.
In particolate, tra agricoltura, industrie e famiglie, è il settore agricolo a consumare più acqua. In media il 70% del prelievo totale di acqua dolce è destinato all’irrigazione, mentre l’industria ne consuma il 22% e il restante 8% è dedicato all’uso domestico.
Il peso dell’agricoltura è ancora più alto nei paesi a medio e basso reddito, dove il consumo raggiunge anche il 95% del totale, mentre in quelli industrializzati predomina il consumo nel settore industriale (59%).
20 marzo 2017