clima e ambiente – L’Italia prosegue nel suo percorso virtuoso di riduzione delle emissioni di gas serra e dopo aver centrato e superato nel 2012 l’ obiettivo di Kyoto (-7,8% rispetto al 1990), nel 2013 ha ridotto le emissioni di un ulteriore 6% ed è sulla strada per centrare il target del 2020 del pacchetto clima-energia.
Questo lo scenario disegnato dalla Fondazione per lo Svilupo Sostenibile nel “Dossier Clima 2014” presentato ieri. Nel 2013 in Italia le emissioni di gas serra si sono attestate, infatti, a 435 MtCO2eq. Si tratta di un calo di oltre il 6% (30 Mt) rispetto all’anno precedente, alla base del quale c’è una significativa riduzione dei consumi di combustibili fossili: -5% (3,4 milioni di tonnellate di petrolio), di gas -6% (4,8 miliardi di m3) e di carbone -14% (3,7 milioni di tonnellate).
Dietro questa dinamica c’è sicuramente l’effetto della contrazione economica. Le stime per il 2013 indicano una riduzione del Pil dell’1,8%. Tuttavia, secondo la Fondazione, la riduzione del Pil può spiegare circa un terzo della contrazione delle emissioni del 2013. Sulla parte rimanente incidono lo sviluppo delle rinnovabili, dell’efficienza energetica e gli stili di vita più sostenibili. Questo nonostante il 2013 sia stato per le politiche ambientali in Italia un anno di luci e ombre, come testimonia il brusco rallentamento della nuova potenza installata di impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili.
“L’Italia – ha sottolineato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – è duramente colpita dalla crisi climatica e ce lo ricordano i drammatici eventi degli ultimi mesi. Anche se il Paese negli ultimi anni ha fatto molti progressi riducendo le emissioni di gas serra del 25% in meno di un decennio, è necessario che si faccia di più per ridurre in modo molto più consistente le emissioni che concorrono a peggiorare il nostro clima. Non dobbiamo dimenticare che le temperature medie annuali negli ultimi decenni sono aumentate più della media mondiale, il Mar Mediterraneo si scalda al ritmo di 0,6°C per decade, dal 1850 a oggi i ghiacciai alpini sono diminuiti del 55% e molti ghiacciai minori sono destinati a scomparire già entro il 2050. Ma abbiamo gli strumenti, le tecnologie e il talento per affrontare la crisi climatica e, tramite essa, anche le altre molteplici crisi che segnano il nostro Paese”.
Il Rapporto, dall’analisi delle serie storiche osserva un cambio di passo nel 2005, con le emissioni di gas serra che cominciano a calare tre anni prima della crisi economica. Dal 2005 al 2013 le emissioni sono calate di oltre 140 MtCO2eq (-25%). Ma soprattutto l’intensità carbonica, ossia la quantità di emissioni per unità di Pil prodotto, negli ultimi 9 anni si è ridotta a un tasso medio annuo del 2,4% contro lo 0,6% del periodo 1990-2004. Analizzando il periodo tra il 2009 e il 2013 il Pil è sceso complessivamente del 7,5% e le emissioni del 20%. A meno che non si ipotizzino tassi di crescita del Pil oltre il 2,5%, l’Italia è oramai in una fase di disaccoppiamento assoluto.
I dati ufficiali confermano le stime della Fondazione dello scorso anno. L’Italia ha centrato il target di Kyoto, riducendo le emissioni rispetto al 1990 del 7,8% a fronte di un impegno del -6,5%. Guardando oltre, anche i target al 2020 fissati dal Pacchetto clima-energia dell’Ue sono a portata di mano. Nel 2013 le rinnovabili dovrebbero superare agevolmente la soglia del 14% dei consumi finali lordi, molto vicine al target del 17%, mentre le emissioni di gas serra (quelle del settore non-Ets su cui sono chiamati a misurarsi i Paesi membri) sono già oggi 15-20 MtCO2eq al di sotto del target e anche i consumi primari di energia nel 2013 sono allineati a quelli previsti per il 2020.
Guardando al 2030, secondo le simulazioni della Fondazione, se l’Europa puntasse su un target di riduzione conservativo, come il -40% proposto dalla Commissione, per l’Italia vorrebbe dire dover arrestare il processo di decarbonizzazione in atto (target 2030 apri a 405 MtCO2eq, contro i 435 attuali).
Solo mantenere gli attuali tassi di decarbonizzazione, invece, anche in presenza di una forte ripresa economica a livelli pre-crisi, vorrebbe dire arrivare al 2030 a 370 Mt, molto vicini al target nazionale di 340 MtCO2eq se l’Europa scegliesse la strada del dimezzamento delle emissioni di gas serra come proposto dal Parlamento.
A livello Europeo, il tartet del protocollo di Kyoto è stato ampiamente superato, facendo segnare per la Ue15 una riduzione del 16% (inclusi meccanismi flessibili) come media 2008-2012, a fronte di un impegno del -8%. Per quanto riguarda gli obiettivi al 2020, la Ue27 ha visto scendere le emissioni dal 1990 al 2012 del 19%: è probabile, quindi, che il target 2020 sia stato raggiunto e superato già nel corso 2013.
A livello mondiale, pur non disponendo ancora di dati consolidati per il 2012, si può certamente affermare che il target del Protocollo di Kyoto è stato abbondatemente centrato: i paesi dell’Annesso I (tutti, anche quelli non ratificanti) hanno ridotto le emissioni del 14,5% (al 2011) a fronte di un target del 5,2%. Tuttavia, il Protocollo non è stato adeguato all’obiettivo della Convenzione quadro ONU di stabilizzare il clima: dal 1990 le emissioni mondiali di gas serra sono aumentate di oltre il 30% e la concentrazione di CO2 in atmosfera ha superato le 400 ppm.
14 febbraio 2014