spreco alimentare – Recuperando il cibo del giorno prima, ogni famiglia potrebbe risparmiare 6mila euro l’anno, un’ottima ragione in tempi di crisi nera e non l’unica per aderire alla ‘Carta Spreco Zero’, cosa che la Regione Puglia ha fatto. Il governatore, Nichi Vendola, ha firmato insieme a Andrea Segrè, coordinatore della task force Modelli per la riduzione dello spreco alimentare del ministero dell’Ambiente, la Carta che impegna gli amministratori pubblici che la sottoscrivono a sostenere tutte le iniziative che recuperano, a livello locale, i prodotti rimasti invenduti e scartati per redistribuirli gratuitamente a cittadini al di sotto del reddito minimo.
La Puglia entra così nel vasto movimento europeo di pubblici amministratori uniti nella lotta contro gli sprechi alimentari, idrici ed energetici aderendo al decalogo di buone pratiche che in Italia raggruppa un migliaio di Comuni, tra cui Milano, Torino, Bologna, Venezia, Trieste e i 64 Comuni virtuosi, oltre alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Promossa dal presidente di Last Minute Market Andrea Segrè, coordinatore della Task Force Modelli per la riduzione dello spreco alimentare del ministero dell’Ambiente, nell’ambito della campagna europea ‘Un anno contro lo spreco’ con il festival Trieste Next, la Carta impegna i pubblici amministratori che la sottoscrivono a sostenere tutte le iniziative che recuperano, a livello locale, i prodotti rimasti invenduti e scartati lungo la filiera agroalimentare per redistribuirli gratuitamente a categorie di cittadini al di sotto del reddito minimo, e a istituire programmi e corsi di educazione alimentare, di economia ed ecologia domestica per rendere il consumatore consapevole degli sprechi di cibo, acqua ed energia.
In questo modo Carta Spreco Zero permette di attuare concretamente le indicazioni contenute nella Risoluzione del Parlamento europeo approvata nel gennaio 2012, con l’obiettivo di abbattere del 50% lo spreco alimentare entro il 2025 e di istituire l’Anno europeo contro lo spreco.
La firma di Carta Spreco Zero ha offerto l’occasione per diffondere i dati aggiornati sullo spreco alimentare nella Regione Puglia. Le rilevazioni di Last Minute Market – Università di Bologna hanno registrato nella filiera agroalimentare pugliese uno spreco rilevante per le coltivazioni rimaste in campo nel 2012, pari complessivamente a 70.609.350 quintali, ovvero il 4,14%, il doppio circa della media nazionale (61.337.100 quintali per l’ortofrutta e 9.272.250 quintali per i cereali). Ammonta a 25.516 tonnellate lo spreco di cibo nella catena della distribuzione pugliese, ripartita fra 11.900 tonnellate nei negozi al dettaglio, 11.169 tonnellate nei supermercati, 2070 tonnellate negli ipermercati e 377 tonnellate nei cash&carry.
Per quanto riguarda lo spreco domestico in Puglia, quello settimanale pro capite ammonta a 2,46 euro, poco al di sotto della media nazionale di 2,71 euro. Le cause principali sono legate in Puglia a ‘ho cucinato troppo cibo’ e ‘calcolo male le cose che servono’, risposte che registrano un’incidenza più alta rispetto alla media italiana (22,4% contro il 13,3 e il 18,6 contro il 13,2 rispettivamente).
Confrontando la distribuzione delle tipologie di provvedimenti suggeriti dagli intervistati, per ridurre lo spreco domestico, emerge – rispetto al dato nazionale – un travaso da una tipologia molto interventista, in favore della tassazione e del rincaro del cibo (che in Puglia si attesta al 6,4% contro l’11,7% nazionale) ad una invece molto pragmatica che individua soluzioni allo spreco alimentare aumentando la libertà di scelta del consumatore di fronte allo scaffale (17,5% in Puglia contro il 10,4% in Italia).
“Lo spreco è uno dei problemi, quasi paradossale dei nostri tempi perché è l’altra faccia della medaglia, e cioè della penuria. Lo spreco e la penuria. E’ come se vivessimo in una società bulimica e anoressica contemporaneamente. Per questo noi oggi siamo veramente felici di entrare dentro questo campo di battaglia, dentro la lotta contro lo spreco alimentare con la consapevolezza che dalla crisi si può uscire migliorando gli stili di convivenza, di produzione, di consumo. Ecco questo è il punto di vista politico principale della sperimentazione che sta compiendo Andrea Segrè”. Così il presidente della regione Puglia, Nichi Vendola, in occasione della firma del decalogo Carta Spreco Zero insieme con Andrea Segrè presidente di Last Minute Market.
Vendola ha sottolineato come lo spreco riguardi tutto, il territorio, l’acqua, l’energia, il cibo. La lotta contro lo spreco, aggiunge Vendola, “è una lotta positiva verso un altro modello di tutela, organizzazione e valorizzazione di beni fondamentali. Lo spreco del cibo stride in modo particolare con le immagini delle mense dei poveri che di anno in anno si triplicano come lunghezza e che hanno visto cambiata profondamente la tipologia di chi si mette in coda. Oggi le mense dei poveri si occupano anche di una parte rilevante di ceto medio. La lotta contro lo spreco, mentre ci avviamo a Expo 2015, è un modo intelligente di fare un percorso di riconversione dei nostri modelli di organizzazione sociale, di produzione e di distribuzione, di consumo”.
Secondo Andrea Segrè, “lo spreco alimentare non è un problema dell’Italia, bensì dell’Europa e del mondo e i dati sono inquietanti. Oggi ad esempio, nel mondo si getta via, lungo la filiera agroalimentare, un terzo del cibo, di ciò che viene prodotto, trasformato, distribuito e non consumato.
Un rifiuto che va smaltito e che costa. Negli ultimi sei mesi però – ha sottolineato il presidente di Last Minute Market – la sensibilità degli italiani intorno al tema degli sprechi è aumentata e questo viene certificato dall’ultimo sondaggio realizzato dall’Osservatorio sugli sprechi alimentari delle famiglie italiane Waste Watcher promosso da Last Minute Market, SWG e il Dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna. Le rilevazioni effettuate nel 2013 registravano che il 45% degli italiani aveva sensibilmente diminuito lo spreco del cibo acquistato e poi sprecato rispetto al 2012. Oggi quel dato è salito al 52%, sette punti percentuali che testimoniano una maggiore attenzione nella politica familiare nella spesa alimentare”.
17 gennaio 2014