ecosistema scuola – Oltre il 60% degli edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica.
Il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% sono prive del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi.
È quanto emerge da Ecosistema scuola 2013, il rapporto annuale di Legambiente sulla qualità delle strutture e dei servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94 capoluoghi di provincia. Una fotografia che mostra quanto sia urgente intervenire in questo settore.
Anche se crescono le pratiche sostenibili, al 2012 sono infatti il 13,5% le scuole che utilizzano le fonti rinnovabili (nel 2009 erano il 6,3%), emergono dati piuttosto preoccupanti perché molti edifici sono troppo vecchi, privi di sicurezza e si trovano in aree a rischio.
Complessivamente sono stati esaminati 5.301 edifici scolastici di 94 capoluoghi di provincia, di questi circa il 62% è stato costruito prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica, mentre il 4,8% è stato costruito tra il 2001 e il 2002. Solo lo 0,6% risulta edificato con criteri di bioedilizia, in particolare sono dodici i comuni che hanno deciso di investire in questo settore. Il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% sono prive del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi.
L’8,8% invece è stato costruito con criteri antisismici. Nei Comuni che si trovano in area a rischio sismico (zona 1 e 2) e idrogeologo, solo il 21,1% gli edifici ha compiuto la verifica di vulnerabilità sismica.
Esiste di fatto una grande disparità territoriale tra nord e sud del Paese: Trento, Prato e Piacenza sono i primi tre capoluoghi di provincia nella graduatoria di Legambiente per qualità dell’edilizia scolastica, l’Aquila, primo capoluogo di provincia del sud, è in 23esima posizione, seguito da Lecce alla 27esima posizione.
Nel nord inoltre la media degli investimenti per la manutenzione straordinaria è quasi tre volte quella del sud, nonostante vi sia una maggiore necessità di interventi nel meridione legata anche alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico.
“Ancora oggi non esiste un monitoraggio complessivo e sistematico dello stato di sicurezza delle scuole italiane – dichiara Vanessa Pallucchi di Legambiente – Per questo chiediamo che venga al più presto realizzata l’anagrafe dell’edilizia scolastica che attendiamo dal 1996, anno dell’entrata in vigore della legge 23 che la istituiva e che venga data la possibilità agli enti locali di operare in deroga al patto di stabilità per investire sulla messa in sicurezza delle scuole stesse. In particolare torniamo a ribadire che senza la pubblicazione dell’Anagrafe non si ha accesso a quelle informazioni che consentono a studenti, genitori e lavoratori della scuola di conoscere lo stato dei singoli edifici e alle istituzioni di avere un quadro puntuale dei bisogni di intervento nelle nostre scuole e quindi, di orientamento della programmazione e degli investimenti.
Per questo, Ecosistema scuola si propone come uno strumento di sensibilizzazione e informazione sociale, ma anche come stimolo politico, affinché l’edilizia scolastica diventi ambito prioritario d’investimento su cui puntare. Dal rapporto abbiamo visto quanto poco gli interventi a pioggia e non programmati siano serviti ad intaccare una situazione permanente di emergenza legata alla messa a norma e alla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio scolastico che ha urgentemente bisogno di essere rinnovato e innovato”.
Il rapporto segnala un importante aumento dell’uso di fonti rinnovabili ed efficienza energetica. Dal 2008 al 2013 le scuole che utilizzano fonti di energia rinnovabile sono passate dal 6,3% al 13,5%. L’80,8% degli edifici ha installato impianti solari fotovoltaici, il 24,9% ha impianti solari termici, l’1,6% impianti di geotermia e/o pompe di calore e lo 0,4% ha impianti a biomassa. Infine il 9,6% utilizza il mix di fonti rinnovabili. La percentuale media di copertura dei consumi da fonti rinnovabili, negli edifici ove presenti, è del 35,6%.
“Un processo – sottolinea il rapporto – che va incentivato con misure specifiche per l’edilizia scolastica all’interno della nuova programmazione dei fondi strutturali orientati all’efficienza energetica, che porterebbe con sé anche interventi di messa in sicurezza degli edifici e avvierebbe quel processo virtuoso di risparmio di denaro che potrebbe essere rinvestito in qualità energetica e manutenzione”.
A Prato la copertura dei consumi da fonti rinnovabili è del 100%. L’Aquila è la città dove in tutti gli edifici scolastici, in cui sono stati installati impianti di energia rinnovabile viene utilizzato il mix di fonti. Tra le regioni che spiccano per l’utilizzo delle fonti rinnovabili ci sono Puglia (59,15), Veneto (32,7%), Abruzzo (28, 9%), Sardegna (23,8%), Emilia Romagna (23,6%).
Anche quest’anno fanalino di coda sono Basilicata e Molise, i cui comuni capoluogo dichiarano di non avere edifici scolastici che utilizzano fonti di energia pulita. Per quanto riguarda l’uso delle fonti di illuminazione, il 62,9% delle scuole utilizza il neon, mentre il 20,4% usano altre illuminazioni come le fluorescenti compatte e quelle al led.
13 gennaio 2014