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Carne artificiale: 3 italiani su 4 dicono “no”

alimentiTre italiani su quattro (73 per cento) non mangerebbero l’hamburger in provetta nemmeno se cucinato da uno chef di fama. E’ quanto afferma la Coldiretti, nel commentare l’annuncio dell’imminente esperimento di cottura e degustazione a Londra del primo hamburger creato coltivando in laboratorio cellule staminali prelevate dal muscolo di un bovino, sulla base dell’ultima indagine Eurobarometro che evidenzia una diffusa preoccupazione degli italiani nei confronti dell’applicazione di nuove tecnologie ai prodotti alimentari che hanno portato per ultimo alla produzione di carne artificiale in laboratorio.

Alle forti perplessità di natura etica si aggiungono – sottolinea la Coldiretti – quelle di carattere economico con un costo stimato in 290mila euro, per il primo hamburger artificiale creato dal dottor Mark Post, direttore del dipartimento di fisiologia dell’Università di Maastricht, nei Paesi Bassi.

La possibilità di degustare il prodotto ottenuto in laboratorio – riferisce la Coldiretti –  non contribuisce certamente ad aumentare l’attrattività del piatto. La realtà è che nonostante il rincorrersi di notizie miracolistiche sugli effetti benefici delle nuove modificazioni genetiche effettuate su animali e vegetali in laboratorio (dal supersalmone ad accrescimento rapido al riso ipervitaminico fino al latte materno da mucche transgeniche) rimane elevato – sostiene la Coldiretti – il livello di scetticismo dei cittadini.

Per questo, come hanno dimostrato le esperienze del passato a partire dalla mucca pazza (Bse), le innovazioni in un settore come quello alimentare, particolarmente esposto ai rischi per la salute, devono percorrere – conclude la Coldiretti – la strada della naturalità e della sicurezza.

Un commento negativo arriva anche dal presidente della  Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi.

I ‘cibi da laboratorio’ sono inutili e pericolosi. Non servono assolutamente. Il patrimonio di biodiversità animale e vegetale nel mondo è così vasto e completo che va solo opportunamente preservato e selezionato. Quindi, investire grandi capitali per creare nmuccauovi prodotti ‘artificiali’ non ha senso. I consumatori hanno, del resto, bocciato in maniera inequivocabile gli Ogm e la clonazione a fini alimentari”.

“E’ assurdo – ha aggiunto Politi – che si spendano somme così elevate di euro in ricerche e sperimentazioni senza alcun vantaggio concreto per la collettività. Nel nostro Paese poi, questo tema diventa quasi inutile quando si leggono i dati sul ‘made in Italy’ agroalimentare fatto di prodotti tipici e di qualità. Da una parte c’è un settore che vale 245 miliardi di euro, dall’altra nessuna bistecca clonata o verdura transgenica sullo scaffale né consumatori disposti a comprarli”.

“Oltretutto, non siamo solo in presenza di un problema di sicurezza alimentare, ma anche di una questione di carattere etico. Esprimiamo, pertanto, forti perplessità – ha rimarcato il presidente della Cia – verso investimenti, studi e ricerche che mirano alla standardizzazione e all’omologazione degli alimenti e ignorano ogni principio di precauzione sull´impatto salutistico. Sarebbe più opportuno orientare gli sforzi e l´impegno su altri modelli di ricerca e innovazione in campo agricolo”.

31 luglio 2013

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