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Percezione del cambiamento climatico: come vivono la crisi climatica gli italiani

clima – Il 2024 ha segnato il periodo più caldo dal 1850 ad oggi e, per la prima volta, la temperatura globale ha superato di oltre 1,5 °C i livelli preindustriali, andando oltre la soglia critica fissata dall’Accordo di Parigi.

In Italia l’aumento ha provocato eventi meteorologici estremi, tra cui ondate di calore e siccità in Sicilia e Sardegna, oltre a piogge torrenziali che nel Centro-Nord hanno causato inondazioni, portando alla dichiarazione dello stato d’emergenza.

Ma come vivono la crisi climatica gli italiani? Ad indagare ha pensato Altroconsumo sottoponendo a un campione rappresentativo della popolazione italiana un questionario per indagare sulla loro conoscenza del tema e sui timori legati alla crisi climatica.

I risultati dell’indagine

Dall’indagine Altroconsumo emerge che quasi la totalità degli intervistati riconosce l’entità del problema climatico e il 72% respinge l’affermazione «Il cambiamento climatico non sta realmente avvenendo».

9 intervistati su 10 sostengono che il responsabile del cambiamento climatico è l’attività umana. Un dato da sottolineare, però, riguarda «l’alfabetizzazione climatica» che risulta bassa, nonostante il 30% degli intervistati dichiari di essere ben informato sul tema. Dopo aver sottoposto gli intervistati ad un quiz di tipo “Vero o falso” è emerso che il 59% è riuscito a fornire solo 2 risposte corrette su 7, mentre soltanto il 12% ha dato almeno 4 risposte esatte. Infine, la maggioranza non conosce le politiche di governo e comunitarie per affrontare la crisi climatica.

Inoltre, 4 italiani su 5 sono consapevoli dei segnali dei cambiamenti in atto, specialmente per quanto riguarda le temperature elevate e gli eventi meteo estremi. Gli effetti del riscaldamento globale hanno un forte impatto anche sulla vita quotidiana, con l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dei consumi energetici, fattori che generano preoccupazione e alimentano l’eco-ansia.

Quasi la metà degli intervistati, infatti, esprime preoccupazione, con una correlazione tra il livello di informazione e l’intensità dell’ansia. Approfondendo le ripercussioni emotive, cognitive e funzionali della crisi climatica, secondo la scala di Clayton & Karazsia, 2020, si può osservare che i soggetti più vulnerabili all’eco-ansia sono gli under 40, in particolare se con figli a carico.

Dall’indagine è emerso anche che la maggioranza delle azioni messe in atto dagli intervistati per fronteggiare la crisi climatica, come ridurre il consumo di acqua e l’utilizzo del riscaldamento, hanno prevalentemente una motivazione economica, centrata sul risparmio di risorse e denaro.

Il cambiamento incentiva stile di vita più sostenibile

Tuttavia, il cambiamento climatico incentiva anche uno stile di vita più sostenibile. Il 42% del campione, ad esempio, medita di ricorrere alle energie rinnovabili. In generale, si sceglie di adottare uno stile di vita più green consumando cibo di stagione, riducendo l’uso di plastica e riciclando di più.

La maggior parte degli intervistati si dice disposta a fare di più, a bloccarli, però ci sono ostacoli economici. Il 52% del campione non ha la possibilità di apportare ulteriori modifiche, mentre il 44% attribuisce la responsabilità alla mancanza di sovvenzioni. Le difficoltà economiche colpiscono anche i proprietari di case, molte delle quali non sono adeguatamente preparate ad affrontare le conseguenze del cambiamento climatico. Infine, il 22% è scoraggiato dalla mancanza di informazioni sul tema ed il livello generale di fiducia nelle fonti è scarso, soltanto gli scienziati godono di un’ampia credibilità.

Grandi speranze nella scienza e nella tecnologia

I consumatori ripongono comunque grandi speranze nella scienza e nella tecnologia, convinti che saranno queste ultime a fornire le soluzioni più efficaci per affrontare la crisi climatica. Tuttavia, molti ritengono di poter dare anche il proprio contributo, se messi nelle giuste condizioni economiche. Chiedono, quindi, che il governo offra supporti concreti ai cittadini, adottando strategie più incisive per la tutela dell’ambiente. Le priorità, secondo gli intervistati, includono investimenti nel trasporto pubblico, la lotta alla fast fashion, e lo sviluppo della rete ferroviaria europea.

L’indagine evidenzia che c’è ancora molto da fare in termini di informazione e consapevolezza tra i consumatori per contrastare il cambiamento climatico. È necessario, quindi, avere interlocutori in grado di fornire informazioni chiare, accurate e facilmente comprensibili, su cui i consumatori possano fare affidamento. Questo è il ruolo di Altroconsumo, che si concretizza con l’iniziativa “Impegnati a cambiare” per costruire insieme una nuova cultura del consumo, dove ogni scelta individuale possa contribuire al benessere collettivo.

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