agricoltura – Il 2015 ha conquistato il record di anno più caldo della storia, mentre la stagione che stiamo attraversando sarà ricordata come l’inverno senza freddo e senza pioggia: a dicembre sono cadute il 91% di precipitazioni in meno rispetto alla media stagionale e a gennaio i millimetri di pioggia sono stati gli stessi di quelli di agosto.
Un’anomalia climatica che purtroppo sta diventando una norma e che pesa in modo insostenibile sull’agricoltura e sulle rese dei terreni agricoli. Ma dal biodinamico arriva un potenziale antidoto alla siccità e all’intensificarsi di eventi climatici estremi: i terreni coltivati con l’agricoltura biodinamica, rispetto a quelli coltivati con i metodi tradizionali, sono infatti in grado di trattenere mediamente il 55% in più di acqua.
Una straordinaria proprietà che dipende dalla ricchezza (fino al +70%) di humus, la preziosa componente organica del suolo, capace di trattenere acqua fino a 20 volte il suo peso. Insomma l’humus si comporta come una vera e propria spugna naturale che impregnandosi trattiene l’acqua più a lungo nel suolo ed evita – come avviene nei campi convenzionali – il compattamento dei terreni. Una caratteristica non da poco che riduce anche i consumi idrici e rende i suoli più resistenti all’erosione e al dilavamento.
I dati elaborati dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biodinamica, da uno studio dell’Università di Sydney in Australia e dell’Istituto Elvetico FIBL, sono stati resi noti in occasione del Convegno “Per l’Economia della terra” che si è aperto oggi all’Università Bocconi di Milano, una due giorni di confronto fra tutti gli attori in questo settore strategico per la nostra economia, imprenditori, agricoltori, scienziati, istituzioni e associazioni.
L’agricoltura biodinamica, dunque, non solo produce cibi più sani, ma sempre più si conferma un metodo di coltivazione strategico per far fronte al clima che cambia: è notizia di qualche tempo fa che un numero crescente di coltivatori di ortaggi californiani sia passato a questo metodo agricolo per far fronte alle terribili siccità che hanno interessato la California negli ultimi anni.
Gli studi hanno dimostrato, inoltre, che gli appezzamenti biodinamici diventano naturalmente più fertili e resistenti, perché ospitando una maggiore varietà di piante e animali e microorganismi che rendono l’ecosistema più forte, affrontano meglio le situazioni di disturbo e di stress come appunto gli effetti del climate change.
Inoltre la biodinamica non è solo un modo per coltivare la terra in armonia con l’ambiente, ma sempre più rappresenta una prospettiva concreta per far ripartire l’economia del Paese, per creare nuovi posti di lavoro e per difendere il nostro territorio. Nel mondo ci sono più di 2 milioni di ettari coltivati in modo biodinamico e certificati, ma sono molto più numerose le aree agricole dove si produce secondo le pratiche agronomiche biodinamiche. L’Italia è al terzo posto (dopo Germania e Francia) tra i Paesi europei per superficie destinata all’agricoltura biodinamica e raggruppa le aziende (tra produttori e trasformatori) più significative del settore biologico.
Solo le imprese italiane aderenti al marchio Demeter, il logo storico dell’agricoltura biodinamica diffuso in oltre 40 paesi, raggiungono un fatturato totale di 445 milioni di euro.
Il numero delle aziende che applicano il metodo biodinamico in Italia è stimato in 4.500. Di queste, oltre alla certificazione ai sensi del Regolamento UE per la bioagricoltura, hanno accesso all’applicazione del marchio Demeter ben 390 aziende agricole e di trasformazione.
La caratteristica di queste è di essere tra le più significative e grandi realtà del settore bio in Italia e di affrontare in prevalenza mercati internazionali. Sono socie e fanno capo a proprietà biodinamiche realtà commerciali come Ecor Naturasì (oltre 200 milioni di fatturato annui), principale commerciante italiano di prodotti biologici e biodinamici e il Consorzio Natura e Alimenta (primo distributore di latte biologico e biodinamico del Paese).
19 febbraio 2016