riciclo ed economia circolare – La filiera del riciclaggio dell’organico batte l’incenerimento su tutti i fronti: fa crescere l’occupazione, diminuisce i costi di realizzazione e gestione degli impianti, fa bene all’ambiente ma anche alle tasche degli italiani.
Più posti di lavoro, minori costi per la realizzazione degli impianti, minori costi di conferimento e nessun onere per lo smaltimento dei residui.
Il confronto effettuato dall’istituto di ricerca Meriam Research su due imprese del ciclo dei rifiuti, una che gestisce un impianto di termovalorizzazione di nuova costruzione e una che cura un impianto di compostaggio e digestione anaerobica, non lascia spazio ai dubbi:
– ad ogni occupato nell’impianto di incenerimento corrispondono tre occupati in quello di compostaggio;
– gli oneri finanziari al servizio dell’investimento per la costruzione del termovalorizzatore (400 milioni di euro) sono molti rilevanti (15 milioni di euro annui) e assorbono metà del risultato economico lordo;
– il costo di conferimento sopportato dalle amministrazioni locali per tonnellata conferita è mediamente di 103 euro per l’incenerimento (e senza il contributo dei certificati verdi inevitabilmente il costo di conferimento crescerebbe almeno sino a 115 euro), e di 83 euro per il compostaggio. Inoltre, gli oneri che la società che gestisce l’inceneritore deve sostenere per lo smaltimento di scorie (pari al 22%) e le acque di risulta ammontano a 9 mln di euro.
Di prevenzione, riuso e riciclo e di economia circolare generata da una innovativa gestione dei rifiuti si è parlato a Roma nella prima giornata del Forum Rifiuti, la due giorni promossa da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club presso la Residenza di Ripetta, che si chiuderà oggi con la partecipazione del ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti.
Nel nostro Paese la gestione dei rifiuti urbani è ancora molto legata all’uso della discarica, nel centro sud mancano ancora gli impianti per trattare e avviare a riciclo i rifiuti, le politiche nazionale di prevenzione latitano e i rifiuti speciali, anche pericolosi, continuano a finire troppo spesso nelle maglie delle ecomafie e della criminalità ambientale.
Ma nonostante le emergenze e il grave ritardo di alcuni territori, l’Italia ha oggi tutte le carte in regola per fare da capofila nell’economia circolare europea grazie alle sempre più numerose esperienze di gestione sostenibile dei rifiuti fondate su riciclaggio, raccolte differenziate domiciliari, sistemi di tariffazione puntuale, politiche di riuso e prevenzione. Abbiamo Comuni ricicloni, consorzi pubblici e aziende virtuose che costituiscono esperienze di green economy eccezionali.
L’innovazione impiantistica della valorizzazione dell’organico, degli ecodistretti e delle cosiddette fabbriche dei materiali rende oggi possibile il riciclaggio anche delle frazioni fino ad oggi avviate a incenerimento e smaltimento, con nuove opportunità ambientali, economiche, sociali.
“Nonostante tante buone pratiche ed esperienze di successo l’Italia non riesce a superare completamente l’emergenza rifiuti, perché purtroppo non esiste una politica nazionale che punti con decisione sull’economia circolare – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani che ha aperto la prima sessione della giornata -.
Questo settore oggi non viene considerato nelle politiche governative, e lo dimostra anche la recente pubblicazione della bozza di decreto sull’incenerimento dei rifiuti in attuazione dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia che prevede 12 nuovi inceneritori in Italia e che andrebbe sostituito con un nuovo testo per promuovere l’economia circolare sul territorio nazionale. L’Italia ha invece un gran bisogno di politiche e impianti per il riuso e il riciclaggio e di un nuovo sistema di incentivi e disincentivi che rendano la prevenzione e il riciclo più convenienti, anche economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica”.
“L’uso efficiente delle risorse – aggiunge Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club – è la vera chiave di volta per rilanciare l’economia e permettere al nostro Paese di affrontare il futuro. Non è solo quindi la difesa dell’ambiente e della nostra salute che imporrebbero politiche intelligenti sui rifiuti sia a livello locale che nazionale. Politiche che a partire dalle migliori esperienze già presenti sul territorio puntino innanzitutto sul recupero di materia reso possibile anche dall’innovazione tecnologica”.
08 ottobre 2015