sicurezza alimentare – I prodotti alimentari italiani sono dieci volte più sicuri di quelli exracomunitari per quanto riguarda il contenuto in residui chimici.
E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione della giornata mondiale della sicurezza alimentare sulla base dell’ultima relazione dell’Autorità per la sicurezza alimentare (Efsa).
Appena lo 0,6 per cento dei prodotti Made in Italy, – sottolinea la Coldiretti – contiene residui chimici oltre il limite mentre la percentuale sale all’1,4 per cento per i prodotti di origine comunitaria e addirittura al 5,7 per cento per quelli extracomunitari.
Si tratta del risultato dell’impegno degli agricoltori italiani per una agricoltura da record a livello internazionale per sicurezza alimentare e rispetto ambientale.
Dal maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario alla leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, ma anche il primato nella creazione di valore aggiunto per ettaro e quello della sostenibilità dal punto di vista ambientale per la ridotta emissione di gas ad effetto serra, sono alcuni dei primati conquistati nel tempo dal Made in Italy nei campi.
Un risultato difeso dagli ottimi risultati dell’attività di contrasto alle frodi messa in atto dalla Magistratura e da tutte le forze dell’ordine anche se – continua la Coldiretti – occorre tenere alta la guardia e stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata in tutti gli alimenti.
Lo dimostra il fatto che l’82 per cento degli italiani è disposto a spendere di più per avere la certezza dell’origine e provenienza italiana del prodotto alimentare che acquista e tra questi quasi la metà (40 per cento) è disposto a pagare dal 5 al 20% in più e il 12 % oltre il 20 %, secondo i risultati della consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf) che ha coinvolto 26.547 partecipanti.
“Con il 96,5 per cento dei consumatori che ritiene necessario che l’origine debba essere scritta in modo chiaro e leggibile nell’etichetta il risultato in Italia non lascia spazio ad equivoci ed impegna le Istituzioni a introdurla dove ancora manca, dai formaggi ai salumi, dalle conserve ai succhi di frutta fino al latte a lunga conservazione”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Non è un caso che secondo la consultazione pubblica on line del Ministero l’89 per cento dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, l’87 per cento per le carni trasformate, l’83 per cento per la frutta e verdura trasformata, l’81 per cento per la pasta e il 78 per cento per il latte a lunga conservazione. Da segnalare – continua la Coldiretti – che per l’84 per cento dei consumatori è fondamentale che nell’etichetta ci sia il luogo di trasformazione.
Nel momento dell’acquisto per 8 persone su 10 è decisivo che il prodotto sia fatto con materie prime italiane e sia trasformato in Italia, a seguire il 54 per cento controlla che sia tipico, il 45 per cento verifica la presenza del marchio Dop e Igp, mentre per 3 su 10 conta che il prodotto sia biologico. Con l’entrata in vigore del Regolamento Ue 1337/2013 dal primo aprile 2015 è arrivato in Europa l’obbligo per gli operatori di indicare in etichetta il luogo di allevamento e di macellazione delle carni di maiale, capra e pecora che rappresenta un nuovo passo avanti del cammino iniziato a livello comunitario dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca.
Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria; a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.
09 aprile 2015