alimentazione e benessere – Numerosi studi sottolineano l’importanza della prima colazione.
Una prima colazione nutriente permette di iniziare la giornata con vitalità senza arrivare stanchi ed affamati alla pausa pranzo.
Il primo pasto della nostra giornata riveste un ruolo decisamente importante sia per l’azione diretta sul nostro metabolismo, sia per la regolazione energetica dell’organismo il tutto senza tralasciare aspetti più aggregativi, quali quelli legati ai momenti dedicati alla condivisione degli affetti famigliari.
In molte zone del mondo la prima colazione è considerata come una sorta di punto di partenza. In Italia spesso gli atteggiamenti sono errati e molte persone non si nutrono adeguatamente, magari rinunciando ai benefici che ci riserva il pasto del risveglio.
Esempi di prime colazioni da tutto il mondo ci arrivano direttamente da un interessante articolo pubblicato sulle pagine di ExpoNet, il magazine ufficiale di Expo Milano 2015, che porta la firma dell’immulogo Attilio Speciani.
Uno sguardo sulle abitudini che ci arrivano da ogni parte del mondo può diventare un’interessante fonti di spunti, suggerimenti e idee per dare, al momento del risveglio, il giusto stimolo energetico, il giusto segnale.
Nel corso dell’evoluzione i mammiferi hanno sviluppato dei sistemi di controllo per verificare la possibilità di “accendersi”, per capire cioè se le energie necessarie per iniziare e continuare il percorso attraverso la giornata siano effettivamente disponibili – spiega Speciani -. In assenza del carburante adatto l’organismo evita di consumare energia (e calorie) e riduce tutte le attività, limitando le proprie azioni a quelle indispensabili alla sopravvivenza e a poco altro. Questo spiega la stanchezza di metà mattina di cui tanti soffrono.
Per questo, nella maggior parte delle culture di tutto il mondo, l’assunzione di cibo al mattino ha un significato profondo, per l’azione potente sul metabolismo (tra l’altro, senza prima colazione gli sforzi per dimagrire rischiano di essere del tutto inutili), per la regolazione energetica dell’organismo e per i significati simbolici che può prendere, perché nel mondo attuale la colazione rimane uno dei pochi possibili momenti di aggregazione e di comunicazione familiare.
Grazie alla diffusione di una migliore cultura della nutrizione, il numero di chi non può più fare a meno della prima colazione sta sempre più crescendo. Negli ultimi anni poi, grazie al progressivo studio dei segnali infiammatori e della sempre maggiore conoscenza sulle “diete di segnale”, il valore della prima colazione (o di un brunch) è diventato sempre più certezza scientifica piuttosto che semplice opinione – si legge ancora nell’articolo -.
Ad esempio, la prima colazione del mattino consente di attivare il consumo delle calorie inutili, deve contenere la giusta quantità di proteine vegetali o animali (che devono essere distribuite nei tre pasti della giornata in modo equilibrato e rappresentare circa un terzo del piatto) deve essere consumata entro breve tempo dal risveglio per attivare correttamente il metabolismo.
Le colazioni con buona presenza di proteine che si fanno nei paesi slavi e nei paesi nordici ad esempio, consentono di arrivare senza fame al pasto del tardo pomeriggio che chiude la giornata di lavoro. Il mondo anglosassone ha fatto scuola nel proporre al mondo la cultura del “breakfast” ben bilanciato nel consumo di carboidrati e di proteine (anche a basso costo come le uova) sfruttando anche quelle naturalmente presenti nei cereali integrali. Molte culture (Polinesia, Thailandia, Cina) mantengono nella prima colazione lo stesso bilanciamento ed è buona norma (come avviene spesso nei paesi mediterranei) affiancare al mattino anche l’uso della frutta fresca.
Nel libro appena pubblicato Colazione e brunch per il benessere si descrivono con foto e ricette un numero elevatissimo di prime colazioni, con le possibili varianti caratteristiche di molte regioni del mondo e le modifiche che le rendono adatte anche a vegetariani, intolleranti ad alcuni alimenti e così via, nel rispetto dei bisogni e delle scelte individuali – conclude Speciani -. Con un obiettivo certo: consentire a chi si nutre di usare l’energia del sole, che entra nei cibi, per farla diventare la propria energia e poterla esprimere al meglio con il proprio personale benessere.
26 gennaio 2015