Prevenire i rifiuti significa convertire una spada di Damocle in una leva di Archimede: a pochi giorni dalla Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (22-30 novembre) torna in libreria – in una nuova edizione accresciuta e rinnovata – “Zero rifiuti”, il fortunato manuale di Altreconomia edizioni che raccoglie tutte le pratiche individuali e collettive per una vita senza pattumiera.
Il riciclo non basta. Oggi infatti la sfida non è riciclare, ma “prevenire” i rifiuti: ridurre o azzerare gli scarti, sostituire oggetti di vita breve con beni durevoli, praticare il vero riuso. L’Unione Europea del resto mette la “prevenzione” al primo posto nella “gerarchia dei rifiuti” dettata dalla Direttiva comunitaria 2008/98/CE.
“La prevenzione dei rifiuti è un atto politico e di fantasia” sottolinea Marinella Coreggia, autrice di “Zero rifiuti”.
Il libro raccoglie infatti tutte le strategie e gli accorgimenti pratici – che l’autrice sperimenta ogni giorno – per non produrre spazzatura in casa, sul lavoro, a scuola, in viaggio. Tutte le esperienze collettive e pubbliche in cui l’unione fa la forza. Per cambiare la vita e l’economia. Sì, perché è il sistema che deve cambiare. Spiega l’autrice: “Gli scarti, anche riciclabili, sono infatti lo specchio di Dorian Gray di un’economia malata, dal pesante zaino ecologico e sociale ”.
Uno spazio speciale è dedicato al tema del riuso, a cura di “Occhio del Riciclone”, network che in Italia promuove il riutilizzo e l’“usato sicuro”, creando occupazione e benefici per l’ambiente.
Per prevenire i rifiuti, l’autrice auspica un passaggio da 500 e più chilogrammi pro capite all’anno a meno di 100. Per realizzare ciò, si deve però pensare a che cosa succede sia “a monte” (ovvero che cosa compro, quali imballaggi produco, sono beni durevoli o usa-e getta?) sia “a valle” del rifiuto (è possibile riusare gli oggetti, come pos so smaltire l’eventuale scarto, quali effetti produrrà sull’ambiente?).
Il risultato è un libro pratico e piacevole, a volte “estremo” ma adattabile a tutte le situazioni.
L’autrice affronta prima i rifiuti casalinghi: l’umido e l’indispensabile compost, il cibo “disimballato” e sfuso, l’acqua in bottiglia vs rubinetto, i rimedi per guarire dalla “shoppermania”, il tema dei prodotti di igiene, della carta, dei rifiuti elettronici e dell’importanza dei beni durevoli rispetto all’usa e getta, dal pannolino alla forchetta. Poi declina gli stessi princìpi per un’azienda, un ufficio, un quartiere, una città, sottolineando la forza della collettività e della necessità di strutture “leggere” per prevenire i rifiuti come i negozi “a imballo zero”.
Ma se proprio non vogliamo più un “bene”? Come non farlo diventare un “male”? Pietro Luppi del network “Occhio del Riciclone” ci guida nel mondo straordinario dell’usato. Spiega le potenzialità della filiera del riutilizzo sia in chiave ambientale sia del punto di vista dell’occupazione. Racconta i passi per aprire un “Centro di Riuso” e i fondamenti di un’economia del riutilizzo. E la funzione della Rete Onu, la Rete nazionale operatori dell’usato (www.occhiodelriciclone.com).
Chiude il libro un’appendice sulla Strategia “Rifiuti Zero”, che molte città piccole e grandi hanno già adottato e che si propone di riprogettare il ciclo di vita delle risorse in modo tale da far tendere allo zero i rifiuti da conferire in discarica. Con i 10 passi da fare verso questo obiettivo. Merita una citazione anche la “Legge (d’iniziativa popolare) rifiuti zero” che il comitato promotore sta cercando di portare all’attenzione del Parlamento.