green economy – Più di 460.000 nuovi posti di lavoro da un programma di rafforzamento dell’efficienza energetica; 30.000 da una gestione più efficiente della raccolta differenziata; 190.000 nel solo 2013 per la realizzazione e gestione di impianti di fonti rinnovabili; migliaia nelle 49.709 aziende bio italiane e in un’attività che deve prendere ancora i via, il decommissioning delle centrali nucleari. La green economy dà così una risposta alla disoccupazione e sopratutto a quella giovanile che in Italia è arrivata a più del 41%.
Il tema del lavoro, con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è stato affrontato nella seconda giornata degli Stati Generali della Green Economy 2014, a Rimini all’interno di Ecomondo-Key Energy-Cooperambiente, promossi dal ministero dell’Ambiente e dal Consiglio Nazionale della Green Economy, formato da 67 organizzazioni di imprese green, con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Nell’occasione è stata anche data voce alle aziende più innovative, che riescono a tutelare l’ambiente e a essere competitive sui mercati. Le imprese della green economy, per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, “sono imprese nuove che creano nuovi posti di lavoro. Dobbiamo aiutare queste realtà con regole semplici, certe, che durino nel tempo”.
In Italia, afferma Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, “le imprese della green economy, sia core green, cioè quelle che producono beni e servizi ambientali, sia go green, che adottano cioè modelli di business ambientale, hanno un peso rilevante spesso sottovalutato. Il loro sviluppo può trainare la ripresa economica”.
Dagli Stati Generali della Green Economy viene anche una proposta per far fronte alla disoccupazione giovanile. Due le direttrici per sostenere l’occupazione: ridurre in maniera significativa per almeno tre anni il prelievo fiscale e contributivo per l’impiego dei giovani e il varo di un Piano Nazionale per lo sviluppo dell’occupazione giovanile. Quest’ultimo, in particolare, deve essere sostenuto da misure mirate alla formazione e qualificazione, con lo scopo di dare più forza al manifatturiero Made in Italy associato alla bellezza e alla qualità ecologica, con produzioni pulite.
Per attuare questo obiettivo sono necessarie cinque azioni:
– la revisione e la riallocazione in chiave di green economy e di ecoinnovazione degli incentivi distribuiti all’industria;
– un rafforzamento green delle principali filiere produttive;
– un programma di risanamento e riqualificazione ambientale degli impianti e delle produzioni ad alto impatto;
– il lancio di speciali iniziative nazionali di valorizzazione green del tessuto produttivo attraverso la produzione del “Made Green in Italy”;
– il sostegno alle start up di imprese giovanile della green economy.
Le novità del 2014 sono state le 7 sessioni tematiche di approfondimento e consultazione.
Nell’indagine, elaborata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, a cui è dedicato il terzo capitolo del Rapporto Fondazione-ENEA “Le imprese della green economy”, sono stati coinvolti 437 imprenditori di tutti i settori più rappresentativi della green economy, che hanno risposto a un questionario articolato in 56 temi relativi a 8 argomenti strategici. Dalla ricerca emerge che oltre il 90% delle imprese della green economy è convinto che la produzione in direzione green possa contribuire alla ripresa.
Gli imprenditori stanno cominciando a fare squadra su idee e convinzioni condivise: la crisi economica può essere superata innovando, differenziando e puntando su produzioni e consumi in direzione green. Il Consiglio Nazionale della Green Economy è composto da 67 organizzazioni di imprese rappresentative della green economy italiana.
Il Consiglio si è dotato di 10 gruppi di lavoro su 10 settori strategici – che coinvolgono quasi 400 esperti in tutta Italia – allo scopo di sviluppare una piattaforma di proposte strategico-programmatica per lo sviluppo di una green economy come via d’uscita dalla crisi economica e come chiave per il rilancio di investimenti e occupazione attraverso un Green New Deal. Il processo di elaborazione partecipata ha coinvolto tra il 2012 e il 2013 più di 4.000 stakeholder.
07 novembre 2014