lotta allo spreco alimentare – Quanto costa agli italiani lo spreco alimentare domestico? Più di 8 miliardi di euro di cibo all’anno vengono gettati nella spazzatura.
I dettagli emergono dal dal Rapporto 2014 Waste Watcher – Knowledge for Expo presentato da Andrea Segré, presidente di Last Minute Market, e dal presidente di SWG Maurizio Pessato alla presenza del Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali con delega per Expo Milano 2015 Maurizio Martina.
“Lo spreco complessivo di cibo, dai campi alla filiera al bidone della spazzatura domestico, vale complessivamente 8,1 miliardi di euro all’anno, ovvero 6,5 euro
settimanali a famiglia per 630 grammi circa di cibo sprecato – ha spiegato il presidente di Last Minute Market Andrea Segré, alla presentazione del rapporto ieri mattina all’Expo Gate di Milano -.
Studiare meglio le cause e i comportamenti familiari sarà il primo passo per garantire policies adeguate di prevenzione dello spreco. Per questo Waste Watcher propone sin d’ora di attivare anche in Italia i ‘Diari di famiglia’, come già succede negli altri Paesi europei: si tratta di monitoraggi e rilevazioni scrupolosamente annotate da centinaia di famiglie campione, a proposito del consumo e soprattutto dello spreco settimanale.
In questo modo potremo arrivare a dati del tutto realistici, laddove i monitoraggi finora effettuati possono registrare la percezione personale sullo spreco in famiglia”.
L’educazione riveste un ruolo fondamentale per gettare le basi di un futuro migliore. Come ha ricordato anche il ministro Maurizio Martina: “Uno dei grandi temi che anche Expo Milano 2015 sta sviluppando è portare l’educazione alimentare nelle scuole, attraverso un programma educativo che includerà anche l’educazione sugli sprechi domestici”.
Un tema preliminare perché “se è vero che dobbiamo ‘Nutrire il Pianeta’ e se è vero che, con l’aumento della popolazione, la produzione dovrà aumentare del 60% (come dicono i dati FAO) e che sprechiamo un terzo di questa produzione, allora dobbiamo ripartire dalla prevenzione e dall’attenzione agli sprechi” afferma Andrea Segrè.
La tendenza è verso una lieve riduzione dello spreco di cibo: erano infatti 8,7 miliardi secondo il monitoraggio pilota di Waste Watcher dell’ottobre 2013.
“Ma i dati seguono l’andamento generale di riduzione dei consumi”, ha sottolineato Segrè
Sono sei i cluster individuati con il rapporto 2014: sei tipologie di consumatori che compongono il quadro complessivo dell’opinione pubblica, segmentando l’universo dei nuclei familiari:
-virtuosi (22%): questo gruppo raccoglie la parte più sensibilizzata al tema dello spreco alimentare; lo inquadra sia come una immoralità, sia come un danno ambientale. Con queste motivazioni forti alle spalle riesce a sprecare veramente pochissimo.
-attenti (27%): il loro atteggiamento è attento allo spreco ma con qualche licenza. Anche questo gruppo è caratterizzato sia dalla sensibilità ai temi ambientali che dalla valutazione morale sullo spreco; ma con un’intensità leggermente minore. La differenza sostanziale è che in questo cluster vi sono più coppie con figli. Sprecano poco.
– indifferenti (10%): quelli che formano questo gruppo non hanno che una marginale attenzione ai temi della salvaguardia dell’ambiente e non ritengono che lo spreco alimentare produca dei danni. Nonostante questa condizione queste famiglie sprecano relativamente poco, meno della media delle famiglie italiane. La causa del loro comportamento corretto è di origine economica; è un gruppo che ha dei redditi limitati ed è il contenimento della spesa a motivarli nel non sprecare. Sprecano sotto la media nazionale ma più dei gruppi precedenti.
– incoerenti (26%): accade spesso, nella società, che “si predichi bene e si razzoli male”. Questo gruppo si muove proprio così: segnala l’importanza dell’ambiente, percepisce il danno dello spreco e la sua immoralità, condivide i provvedimenti utili alla riduzione di questo fenomeno; però spreca.
– spreconi (4%): si tratta di un piccolo cluster ma è significativo di un atteggiamento sociale, relativo non solo a questo tema; “io non ho responsabilità”, è la società che deve pensarci. Questo gruppo ha scarso interesse per l’ambiente e non ritiene che vi siano conseguenze più generali dovute allo spreco; per di più avendo anche una media capacità economica non vive neanche questo deterrente rispetto allo spreco alimentare domestico.
– incuranti (11%): questo gruppo mostra di cogliere la problematicità dello spreco, ma come tema a se stante; non si scalda troppo per l’ambiente e, soprattutto, non ha interesse ad approfondire le conseguenze e le interdipendenze dello spreco alimentare.
08 luglio 2014