ambiente – L’azoto è un fattore importante insieme al clima e alla struttura dei boschi, nel determinare l’accrescimento delle foreste. Ogni anno nei nostri boschi si depositano tra 4 e 29 kg di azoto per ettaro.
I dettagli emergono da uno studio, recentemente pubblicato su Global Change Biology, realizzato in quasi venti anni di indagini sugli ecosistemi forestali italiani, condotte e supervisionate dal Corpo forestale insieme agli Enti Regionali, agli Enti di Ricerca e società di consulenza.
Lo studio è stato illustrato durante l’incontro ‘Too much of a good thing’, deposizioni di azoto ed ecosistemi forestali in Italia”, organizzato a Roma dal Corpo forestale dello Stato.
Il Cfs, spiega una nota, “con la sua attività, vigila sulle condizioni delle foreste italiane anche attraverso il programma Conecofor, Controllo Ecosistemi Forestali”.
I delegati degli Enti, Università e società che hanno contribuito alle ricerche, “costituiscono un Gruppo di valutazione integrata e combinata dei dati che, sotto il coordinamento della Forestale, oltre a contribuire alla pianificazione tecnico-scientifica delle attività di monitoraggio, curano pubblicazioni e rapporti tecnico-scientifici” sottolinea il Cfs.
“Durante l’attività scientifica – afferma il Corpo Forestale dello Stato – sono stati verificati gli effetti della deposizione di azoto sulla chimica del suolo e sulla nutrizione degli alberi”.
Nei ventisei siti presi in esame, riferisce il Cfs, “sono stati superati i carichi critici di azoto, con possibile rilascio di sostanze azotate nelle acque superficiali ed effetti sulla biodiversità vegetale. Di contro, per ogni chilo di azoto, è stato verificato un aumento dello 0.13-0.14% di carbonio sequestrato nel legno delle foreste esaminate, vale a dire mediamente circa 159 chili di carbonio per chilo di azoto ogni anno, con forte variabilità tra foresta e foresta”.
Una situazione che “ha un effetto positivo sulla riduzione della CO2 presente in atmosfera”.
Il monitoraggio di lungo termine ha fornito la prova che anche le foreste del sud Europa sono influenzate dall’azoto. La prosecuzione degli studi nel futuro consentirà di capirne meglio i meccanismi e, soprattutto, la sostenibilità, oltre a poter evidenziare, qualora si presentassero, impatti negativi sulla diversità e la salute delle nostre foreste.
Nel corso dell’incontro promosso dal Corpo Forestale sono state, inoltre, presentate iniziative di ricerca e monitoraggio recentemente finanziate da fondi nazionali (Prin) ed europei (Life+) che stanno per iniziare e che consentiranno, nel prossimo futuro, di approfondire la conoscenza dei meccanismi di risposta delle foreste all’azoto e all’inquinamento atmosferico in un’area europea ad alta suscettibilità per l’impatto dei cambiamenti climatici.
27 maggio 2014